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La Stagione della caccia, Camilleri storico su Rai1 / VIDEO

Il 25 febbraio con Francesco Scianna, regia di Roan Johnson

  Francesco Scianna ben si adatta a Fofò La Matina, il personaggio uscito dalla penna di Andrea Camilleri protagonista di uno dei suoi romanzi storici, La stagione della caccia - C'era una volta Vigata, film in prima visione assoluta in onda il 25 febbraio in prime time dopo gli straordinari ascolti dei due nuovi episodi del commissario Montalbano, dopo il film tv del 2018 La Mossa del Cavallo. Ma qui l'ironia la fa da padrona, anche se i morti si susseguono come in una sorta di effetto domino ( dovrà arrivare uno da Saint Vincent fino in Sicilia a fare quadrare i conti). Siamo sempre a Vigata, ma alla fine del 1800. Qui Fofò, farmacista di umili origini, si muove seguito da una scia di di sangue e di passioni.
Dietro la macchina da presa Roan Johnson, per una produzione Palomar in collaborazione con Rai Fiction, realizzata da Carlo Degli Esposti e Nicola Serra con Max Gusberti.
Nel cast Miriam Dalmazio (la marchesina 'Ntontò), Tommaso Ragno (Don Totò Peluso), Ninni Bruschetta (padre Macaluso), Giorgio Marchesi (il gendarme Emiliano Saint Vincent), Alessio Vassallo (Nenè Impiduglia) e con la partecipazione di Donatella Finocchiaro (Donna Matilde). Il tv movie, tratto dall'omonimo romanzo storico edito da Sellerio, riporta alla ribalta l'immaginaria cittadina siciliana, resa unica dalla fantasia di Camilleri, in un'appassionante saga familiare tra brama di potere, omicidi, follia e amori impossibili, tutti paradossi di un mondo nobiliare che comincia a sgretolarsi e che volge inesorabile al declino. La direttrice di Rai Fiction Eleonora Andreatta sottolinea: "E' una storia cadenzata da morti misteriose con un intreccio ininterrotto di generi. Camilleri con i suoi romanzi e con le traduzioni televisive è diventato un autore-Paese, sinonimo di un racconto popolare che scava nella realtà e entra in sintonia con lo spettatore". Francesco Scianna, che interpreta il farmacista Fofò, spiega: "La bellezza del personaggio è che si muove in un mondo irrazionale. E' un uomo che torna dopo un viaggio completamnte trasformato, istruito si è fatto una posizione, e ci tiene che la gente non lo riconosca, ha lottato tanto per diventare quello che è. Ha una sorta di complesso di onnipotenza, come dicesse: guardate chi sono diventato, proprio io...".
    "Finalmente sono una donna di Camilleri - sottolinea la siciliana Donatella Finocchiaro - Questo libro è un capolavoro di scrittura magistralmente adattato, diretto e anche ben interpretato dai burattini che siamo noi, ma i personaggi erano cesellati alla perfezione. Nel film non solo dramma, giallo ma anche tanta comicità. Con Tommaso Ragno non mi sono trattenuta dalla risate, anche noi attori siamo rimasti 'vittime' di questa storia. Il mio personaggio è una donna schiacciata nel letto dal marito perché doveva fare il figlio masculo. Poi va fuori di testa ma solo che grazie alla follia riesce a essere una donna moderna che può dire basta". Tommaso Ragno confessa di essersi molto divertito: "Non essendo siciliano, ho temuto per un momento di essere cacciato dal set, invece è andato tutto bene". Il regista Johnson spiega: "Quando ho parlato con Tommaso Ragno del personaggio di Federico, il miglior paragone che sono riuscito a fare è stato: 'Pensa come se i Peluso fossero i Sopranos del XIX secolo, come se tu fossi il James Gandolfini di Vigata'".
E Camilleri racconta l'inizio della fine di questa nobiltà.
Una nobiltà che riproducendosi sempre fra i suoi componenti aveva introiettato il seme della pazzia. Infatti uno dei tanti temi di questo film è anche la follia. Il vecchio marchese non si lava, la marchesa impazzisce alla morte del figlio, un figlio che è tonto e ha come fidanzata una capretta. Si potrebbe parlare per ore dei personaggi di Camilleri, perché sono così complessi, così poco semplificati che sfuggono perfino alle categorie di protagonista o antagonista.
Poco tempo dopo il ritorno in paese di Fofò La Matina, farmacista e figlio del defunto Santo La Matina, geloso custode dei segreti di piante miracolose, "camperi" del marchese Peluso, la famiglia Peluso viene sconvolta da una serie di morti che sembrano dovute a cause naturali o a accidentali disgrazie: muore il vecchio Peluso che, pur essendo ormai completamente svanito e quasi paralizzato, se ne va carponi ad affogare in mare; muore avvelenato dai funghi il tanto desiderato figlio maschio Rico, che il marchese era riuscito a procreare grazie all'arte farmaceutica del padre di Fofò; muore, fuori di senno, la marchesa Matilde; muore anche lo stesso marchese Peluso che era riuscito a divenire padre per la seconda volta, sia pure per vie "traverse", di un figlio maschio; muore, insieme alla moglie americana, lo zio Totò, che aveva fatto fortuna in America ed era ritornato a Vigata dopo lunga assenza; muore anche Nenè un cugino che aveva invano cercato di accasarsi con 'Ntontò, figlia del marchese. Che ne sarà di lei, sempre più sola in quel palazzo in cui non vi sono ormai che lutto e desolazione? Il film trae origine dal romanzo del 1992: Camilleri si ispirò a una battuta dell'inchiesta sulle condizioni sociali ed economiche della Sicilia (1875-1876)
   

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