(ANSA) - MILANO, 29 MAG - Deve rimanere in carcere Renato
Vallanzasca, il 73enne ex protagonista della mala milanese degli
anni '70 e '80 e che ha già trascorso oltre 50 anni da
detenuto. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Milano
che ha respinto la richiesta dei difensori di differimento pena,
con detenzione domiciliare in una struttura adatta, per motivi
di salute.
Gli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi avevano prodotto
una consulenza firmata da tre neurologi, tra cui il professore
Stefano Zago, e un medico legale per dimostrare che Vallanzasca
da almeno 4 anni soffre di un decadimento cognitivo e che la
detenzione in carcere sta aggravando le sue condizioni.
Nell'ordinanza i giudici (presidente D'Elia, a latere Rossi e
due esperti) riconoscono, da quanto si è saputo, il decadimento
cognitivo e il lento e progressivo aggravamento del quadro
clinico, ma chiariscono che ci sono trattamenti di tipo
conservativo e farmacologico e che il 73enne può essere, dunque,
curato in carcere. Per la difesa, invece, le condizioni di
Vallanzasca sono "incompatibili col carcere" dove non si possono
"praticare le terapie di supporto cognitivo". I giudici hanno
respinto anche il differimento pena "cosiddetto umanitario" e la
richiesta di una perizia medico legale.
Nel provvedimento, come chiariscono i legali, "nulla viene
rilevato sulla presunta pericolosità, esclusa dal fatto che il
Tribunale di Sorveglianza, in diversa composizione" nei giorni
scorsi ha riattivato per lui i permessi premio in una comunità.
"Negare non solo la detenzione domiciliare ma anche la perizia
mi sembra del tutto ingiustificato e disumano - ha detto
l'avvocato Limentani - in quanto si impedisce a una persona, in
carcere da 50 anni e chiaramente non pericolosa, che con tutta
evidenza sta male e continua a peggiorare, di potersi curare o
almeno di rallentare l'aggravamento della propria patologia". E
conclude: "Faremo ricorso in Cassazione". (ANSA).