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Corte Milano, 'ministero rassicurò Usa su domiciliari Uss'

Nei chiarimenti dei giudici una lettera, 'misura è sicura'

Quando l'imprenditore russo Artem Uss, lo scorso 2 dicembre, venne posto agli arresti domiciliari, il ministero della Giustizia non solo non chiese, come era nei suoi poteri, un aggravamento della misura, ma rispondendo a una lettera con cui il dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti aveva evidenziato il rischio di fuga, rassicurò che la decisione più idonea era di esclusiva spettanza della Corte d'Appello di Milano e che era stata comunque resa più sicura con l'applicazione del braccialetto elettronico.

Sono due passaggi chiave della relazione inviata al ministero dalla Corte d'Appello milanese, dopo la richiesta di chiarimenti di una settimana fa in merito al caso dell'evasione dai domiciliari del figlio 40enne di Alexander Uss, potente governatore della regione siberiana di Krasnoyarsk e amico di Putin. L'uomo d'affari, bloccato il 17 ottobre a Malpensa su mandato Usa con l'accusa di presunti traffici illeciti di materiale civile e militare 'dual use', di contrabbando di petrolio dal Venezuela verso Cina e Russia eludendo le sanzioni, riciclaggio e frode bancaria, nell'immediatezza dell'arresto si era visto convalidare dai giudici il carcere.

Uss è rimasto in cella a Busto Arsizio fino al 2 dicembre quando, in seguito a un provvedimento depositato il 25 novembre, ma eseguito solo quando è stato possibile disporre del braccialetto, è stato posto ai domiciliari in una casa presa in affitto a Basiglio, piccolo centro nel Milanese, in attesa che terminassero i lavori di ristrutturazione del mega appartamento acquistato dalla moglie nello stesso complesso residenziale.

Il 21 marzo è arrivato il via libera all'estradizione oltreoceano, ma il giorno dopo l'imprenditore è sparito per riapparire circa due settimane dopo in Russia, con tanto di intervista e ringraziamenti a tutte quelle persone "forti e affidabili" che gli sono "state vicine" nella sua fuga. Ringraziamenti che anche il padre, in settimana, ha fatto pubblicamente a Vladimir Putin dopo che il suo governo ha pure revocato una richiesta di consegna nei confronti del figlio per riciclaggio.

Sulla vicenda, per la quale si è rischiato pure un incidente diplomatico con gli americani e sulla quale la Procura milanese ha aperto un'inchiesta in cui ci sono i primi indagati e l'ombra dei servizi segreti di Mosca, il Guardasigilli Carlo Nordio ha chiesto ai vertici degli uffici giudiziari milanesi chiarimenti che, si è scoperto giovedì, essere di natura ispettiva.

La Corte d'Appello, presieduta da Giuseppe Ondei, ha messo in fila fatti e norme applicate spiegando che Uss, secondo gli atti presentati dalla difesa, aveva "intrapreso un percorso di progressivo spostamento del centro dei propri interessi economici e familiari in Italia" e dunque si era ritenuto di alleggerire la misura cautelare, nonostante il parere nettamente contrario della Procura generale (che ha tramesso la sua relazione), e di concedere gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. Un provvedimento che ha indotto le autorità statunitensi a muoversi e a manifestare i timori di una fuga, ma difficilmente modificabile dalla magistratura di Milano, Pg compreso, se non per una violazione delle prescrizioni previste

Invece, si sottolinea nella relazione, il ministero della Giustizia, in base alla legge, poteva chiedere in qualsiasi momento di nuovo la carcerazione. E non solo: rassicurò, come si legge in una missiva allegata sempre dai vertici della Corte, gli Stati Uniti sull'idoneità dei domiciliari resi più sicuri da quel braccialetto elettronico che l'imprenditore prima di evadere si sarebbe sfilato

A quanto si è appreso, il ministero aveva chiesto ai magistrati la custodia cautelare in carcere il 19 ottobre. Misura che era stata già disposta il giorno prima dal giudice che aveva convalidato l'arresto. Intanto, la Procura generale milanese ha chiesto informazioni alla Procura su uno dei tanti punti oscuri di questo caso: dall'arresto fino al 13 marzo, infatti, a Uss non vennero sequestrati due telefoni e le carte di credito, come aveva chiesto con una rogatoria l'autorità giudiziaria americana.

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