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L'indagine su Emanuela Orlandi, anche i dubbi su Wojtyla

Il fratello Pietro in Vaticano: 'Ho visto volontà di far chiarezza e di non fare sconti'

Dopo il confronto di oltre ben otto ore tra Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, e il promotore di giustizia vaticano Alessandro Diddi, non si può certo escludere che l'inchiesta aperta alla fine del 2022 in Vaticano sulla misteriosa scomparsa il 22 giugno di 40 anni fa della quindicenne figlia di un commesso della Prefettura della Casa pontificia possa fare passi avanti finora anche imprevisti. "Ho percepito la volontà di fare chiarezza. Lo stesso Diddi mi ha detto: 'io ho avuto mandato dal segretario di Stato e da papa Francesco di fare chiarezza al 100%, di indagare a 360 gradi e non fare sconti a nessuno, dalla base al vertice', e quello per me già è una cosa positiva". Depositando la sua memoria, Pietro ha potuto far inglobare negli atti dell'inchiesta le acquisizioni delle indagini private promosse dalla famiglia insieme all'avvocato Laura Sgrò, oltre a quelle già inoltrate tramite le precedenti varie denunce che hanno contribuito alla clamorosa apertura del fascicolo d'Oltretevere.
Caso Orlandi, il fratello Pietro: 'Trovata disponibilita' a fare chiarezza'

 

"Certo, tu ci hai aperto dei mondi nuovi con le cose che ci racconti", gli ha detto chiaramente Diddi, oltre al fatto che "non ci saranno intoccabili". Tra i "nomi eccellenti" fatti dal fratello di Emanuela al magistrato, quello del cardinale Giovanni Battista Re, attuale decano del Collegio cardinalizio e all'epoca della scomparsa della quindicenne cittadina vaticana sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato. "Non sto bene di salute e non voglio dare interviste", ha risposto oggi Re all'ANSA che gli chiedeva commenti. Ma le questioni aperte su quello che resta uno dei maggiori misteri della storia italiana e vaticana sono molte. Tra le documentazioni prodotte da Orlandi, i quattro fogli di una chat, risalente ai primi anni del pontificato di Francesco, in cui si parla del caso di Emanuela. Tra gli interlocutori di questa chat ci sarebbe il cardinale Santos Abril y Castellò, presidente della Commissione cardinalizia di vigilanza dello Ior e arciprete emerito della basilica papale di Santa Maria Maggiore. In un'ulteriore documentazione si parla della permanenza di Emanuela in Inghilterra, ha riferito l'avvocata Sgrò, spiegando comunque che "va analizzata, anche per capire se è attendibile".

Orlandi deposita memoria. Legale: 'Dossier saltino fuori'

Pietro Orlandi e la sua legale sono tornati poi a chiedere che vengano ascoltati alcuni testimoni dell'epoca tra i quali appunto il card. Re, il card. Leonardo Sandri, il card. Stanislaw Dziwisz, che è stato il segretario storico di Giovanni Paolo II, mons. Georg Gaenswein, segretario di Benedetto XVI e l'ex comandante della Gendarmeria Domenico Giani. Un aspetto sollevato è particolarmente spinoso. "Mi dicono che Wojtyla ogni tanto la sera usciva con due monsignori polacchi e non andava certo a benedire le case...", è la frase-shock pronunciata ieri sera da Orlandi a DiMartedì con la quale ha ribadito i suoi sospetti sul Papa polacco, fatto santo il 27 aprile 2014, e in genere sulla pedofilia in Vaticano durante il suo pontificato. Orlandi ha detto tra l'altro: "sono convinto che Giovanni Paolo II, Ratzinger e Francesco siano a conoscenza di quello che è avvenuto". Ha fatto quindi ascoltare un audio da lui consegnato al magistrato vaticano, in cui a parlare sarebbe un uomo vicino alla banda della Magliana: "Papa Giovanni Paolo II se le portava in Vaticano quelle, era una situazione insostenibile. E così il segretario di Stato a un certo punto è intervenuto decidendo di toglierle di mezzo. E si è rivolto a persone dell'ambiente carcerario".

Orlandi ha così ribadito quanto già detto nella precedente puntata della trasmissione di Giovanni Floris, lo scorso 4 aprile: "Penso che una delle possibilità è che Emanuela possa aver magari anche subito un abuso, ma che quell'abuso sia stato organizzato. È stata portata da qualcuno per creare l'oggetto del ricatto e siccome il Vaticano da quarant'anni fa di tutto per evitare che possa uscire la verità... Certo, se nel '93 si parlava normalmente della pedofilia dei cardinali come se fosse una cosa normale e accettata, uno può pure pensare che la pedofilia sia anche più su di quei cardinali". Pietro dice di avere esposto questo pensiero "qualche giorno fa ad un vescovo", il quale avrebbe commentato: "beh, probabilmente...". "Forse non ha capito, se parlo di qualcuno più su dei cardinali mi riferisco a Wojtyla", ha ribattuto. "Probabile", è stata la risposta.

 

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