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L'attesa di Sfera, poi l'inferno

'Ragazzi accartocciati uno sull'altro, una pila spessa 2 metri'

Sfera non era ancora arrivato ma i ragazzini già cantavano 'Ricchi per sempre': "e mi è tornato in mente che non avevamo niente, nelle tasche solamente le mie mani fredde, qualche sogno infranto e le sigarette. Ora siamo sulle stelle coi tatuaggi sulla pelle, non ci pentiremo da vecchi perché saremo ricchi per sempre, ricchi per sempre oh oh". La Lanterna Azzurra sprizzava energia prima che che il sogno di centinaia di ragazzini si trasformasse in un inferno che non dimenticheranno mai.
    Mattia, Asia, Emma, Daniele, Benedetta - i cinque ragazzini morti, insieme a mamma Eleonora - e tutti gli altri adolescenti coi brufoli e il ciuffo, i tatuaggi e i primi amori, neanche lo sapevano che quel parallelepipedo di cemento bianco brutto e anonimo in mezzo alle vigne di Verdicchio era stato per decenni una balera prima di diventare 'clubbing'. Mazurke e vai col lisco, contadini e gente semplice da tutta la provincia che oggi ha sessantanni e la trap neanche sa cos'è. Ma i tempi cambiano e i loro nipoti sono venuti a centinaia per sentire Sferaebbasta.
    Per arrivare alla Lanterna Azzurra da Corinaldo, che se qualcuno conosceva non è certo per la discoteca ma per essere il paese che ha dato i natali a Santa Maria Goretti, si segue il crinale della collina e poi si picchia giù fino a fondovalle.
    Tutt'attorno i prati verdi che nascondono a malapena i segni della notte maledetta: centinaia di guanti in lattice bianchi e blu, bottigliette d'acqua schiacciate, qualche flebo sporca di sangue, i resti dei biglietti del concerto.
    I racconti convergono tutti. "Stavamo ballando in attesa che cominciasse lo spettacolo e ad un certo punto abbiamo cominciato a sentire un'odore acre, ma non capivamo cosa fosse e da dove venisse" racconta Luca con le mani nei capelli, seduto su un marciapiede mentre cerca di dimenticare quello che ha visto; "mia sorella - dice Amos - stava ballando e ha sentito gente che tossiva e un odore forte di peperoncino". Due ragazzi si fanno coraggio a vicenda. "Abbiamo cominciato a vedere le persone che si spostavano verso l'uscita d'emergenza ma all'inizio non capivamo il perché. Dopo un po' abbiamo iniziato a tossire, come quando c'è un principio di incendio". "No ma che dici, era come se avessero acceso un fumogeno, poi tutti hanno cominciato a dire che avevano spruzzato uno spray al peperoncino". La voce che gira è che qualcuno con il viso nascosto e incappucciato sia salito su un cubo e abbia dato il via all'incubo.
    La grande sala è un rettangolo di 40 metri per 20 con una capienza di meno di 500 persone: dentro ce ne sono molte di più e comincia all'improvviso a ondeggiare, con i ragazzini che si muovono in tutte le direzioni. Sul palco non c'è ancora nessuno ma chi fugge in quella direzione riesce a tornare all'ingresso e si salva senza un graffio. La maggior parte però si incammina verso il fondo, verso l'uscita di sicurezza sul retro. Il nocciolo duro dei fan di Sfera non ha più di 15 anni. Sono piccoli. Troppo piccoli. Si spaventano e più si spaventano più si accalcano. Quando spalancano la porta si trovano su un piccolo ponticello, è largo 3 metri e lungo altrettanto: di fatto una rampa che consente di superare il dislivello tra l'edificio e il terreno sottostante, forse un metro. Ai lati del ponticello ci sono due balaustre, "arrugginite e leggere leggere" diranno poi i soccorritori. Da lì si accede al giardino e, tramite un cancello che forse rimane chiuso, al parcheggio.
    Sulla rampa ci sono più di cento ragazzi e da dietro continuano a premere. Finché la balaustra cede.
    Marco ripete da ore le stesse parole. "Li ho visti cadere, rotolarsi, accartocciarsi uno sopra l'altro, una cosa assurda.
    Le persone una sull'altra formavano uno spessore di due metri, li tiravamo in due, in tre, ma non uscivano". Il figlio di Vincenzo Fiore faceva il pr alla Lanterna. "Mi ha raccontato una scena raccapricciante, c'erano decine di ragazzi che facevano fatica a respirare, altri schiacciati". "C'era un uomo che si aggirava come un sonnambulo - è il ricordo di una mamma in ospedale - continuava a ripetere mia figlia è morta, abbiamo visto dei corpi stesi a terra coperti dai teli bianchi". Greta Narducci era venuta da Imola per vedere Sfera. Ora è in ospedale. "Avevo persone sopra e sotto di me. Mi sentivo soffocare. Una ragazza che era ancora più sotto di me urlava e diceva 'sto morendo, sto male'. Ma io non potevo muovermi, avevo una gamba incastrata, riuscivo a respirare perché sopra la testa non avevo nessuno. Poi mi hanno tirata su. C'erano corpi che non si muovevano più".
    All'una di notte alla Lanterna Azzurra è tutto finito. Fuori le sirene e le luci blu delle ambulanze, dentro la musica e le luci stroboscopiche ancora accese. E' finita la vita di Mattia, Asia, Daniele, Benedetta ed Emma e sono finiti i sogni di tutti gli altri ragazzini che volevano solo sentire Sfera, il rapper venuto dal niente che ce l'ha fatta. "No, tu non l'hai mai visto il tuo frigo vuoto, per questo non pensi a riempirti la pancia, di brutti pensieri riempivo la stanza poi con gli sforzi di una vita intera, giro l'Italia riempiendo i locali, mentre questi a casa parlano di Sfera". 
   

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