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Panama Papers: sull'Espresso i 100 nomi italiani con i conti offshore, anche Rovelli, D'Urso, Verdone e Valentino

Oltre ai nomi vip circolati nei giorni scorsi, ci sono imprenditori ma anche armatori, commercialisti, manager, avvocati, immobiliaristi e editori

C'è anche l'ereditiere Oscar Rovelli, erede di Nino a capo nel passato del gruppo chimico Sir, nella lista dei primi 100 nomi italiani coinvolti nello scandalo Panama Papers secondo l'elenco pubblicato dall'Espresso, il settimanale scelto in Italia dal consorzio internazionale che sta filtrando e pubblicando i Panama Papers.

Nell'elenco oltre ai nomi vip circolati nei giorni scorsi - tra i quali Valentino Garavani, Luca Cordero di Montezemolo, Barbara D'Urso e Carlo Verdone che si sono comunque difesi, attraverso i loro legali, affermando di non aver compiuto nessun illecito - ci sono numerosi imprenditori (tra i quali Adriano Chimento gioiellere di Vicenza) ma anche armatori (Giovanni Fagioli, Reggio Emilia), commercialisti (Gianluca Apolloni a Roma, Alessandra Faraone, Milano), manager, avvocati, immobiliaristi e editori (Valentino Villevielle e Flavio e Silvia Villevielle Bideri del gruppo Bideri).

In particolare Barbara D'Urso , dopo aver diffidato formalmente l'Espresso dal divulgare notizie 'lacunose e gravemente lesive della sua immagine', ha deciso di passare alle vie legali. Il motivo, spiega il legale della D'Urso, Enrico Adriano Raffaelli, è che la società cui si fa riferimento non è mai stata attiva ed è stata presto chiusa. 'Nella diffida si rilevava, pertanto - prosegue l'avvocato - che la funzione cui era destinata la società e la non attualità dei fatti in questione rendeva del tutto illegittima sotto ogni profilo la loro divulgazione da parte del L'Espresso, vieppiù in un contesto in cui la posizione della sig.ra d'Urso sarebbe stata strumentalmente ed in modo suggestivo accostata a condotte totalmente diverse, attuali e molto gravi, se non persino illecite'. Il settimanale ha invece qualificato 'suggestivamente nel titolo come 'affari off-shore' quella che invece era, molto semplicemente, una società che non è stata mai operativa e che è stata chiusa da alcuni anni ufficialmente ed in piena trasparenza'.

C'è anche un quadro rubato dai nazisti nello scandalo dei Panama Papers, l''Uomo seduto con bastone' di Amedeo Modigliani. Secondo il Guardian, lo studio legale Mossack Fonseca ha un ruolo fondamentale nella disputa legale in corso negli Stati Uniti fra la Helly Nahmad Gallery di New York e gli eredi del mercante d'arte ebreo Oscar Stettinger, a cui il dipinto era stato sottratto nella Seconda Guerra mondiale. Fino ad oggi la potente famiglia Nahmad aveva negato che il quadro fosse di sua proprietà affermando che apparteneva alla società offshore International Art Center (IAC), registrata a Panama. Ma dai 'leaks' è emerso che lo studio legale aveva aiutato la famiglia a creare la società nel 1995, poi utilizzata dai commercianti d'arte. Oltre a questo caso - citato anche dall'Espresso, fra le testate scelte dal consorzio internazionale che sta filtrando e pubblicando i Panama Papers - ci sono molti altri capolavori dell'arte le cui sorti sono legate ai paradisi offshore.

I nomi italiani finiti nei Panama Papers sono noti al grande pubblico, Carlo Verdone, Barbara D'Urso, Valentino, Luca Cordero di Montezemolo. Ma il giorno dopo le ultime rivelazioni, il coro dei vip tirati in ballo dalle anticipazioni dell'Espresso è pressoché unanime. A Panama non è stata aperta alcuna società, nessuna impresa ha mai effettuato attività di alcun tipo e non è stato commesso alcun illecito. Ad intervenire in prima persona è stato innanzitutto proprio Montezemolo. Il presidente di Alitalia ha voluto fare chiarezza intervenendo al cda di Unicredit (di cui è vicepresidente): "non possiedo alcuna società off shore né alcun conto estero e, soprattutto, - ha sottolineato - non ho commesso alcun illecito". I fatti riportati si riferiscono a nove anni fa, periodo della presidenza di Confindustria, Fiat e Ferrari: "allora - ha puntualizzato ancora - mi furono proposti dai miei consulenti finanziari investimenti che non furono poi mai realizzati", ha puntualizzato". Completa estraneità viene rivendicata anche dagli altri personaggi inseriti nella lista. "Carlo Verdone - scrivono i legali dell'attore e regista romano - non è titolare di nessun conto o proprietà all'estero, neanche per interposta persona. Naturalmente Carlo Verdone tutelerà la propria rispettabilità in tutte le sedi giudiziarie". Pronta a tutelare la propria immagine è anche la presentatrice Barbara D'Urso, i cui avvocati spiegano che la società di cui si parla sulla stampa "era stata aperta ai fini di un'operazione immobiliare che la Sig.ra d'Urso intendeva compiere all'estero, che tale operazione non si era poi concretizzata, che la società era conseguentemente sempre rimasta inattiva e che la società era stata ufficialmente chiusa nel 2012". Il governo promette intanto di affilare tutte le armi a disposizione per colpire gli eventuali colpevoli di evasione (reato punibile penalmente) o elusione fiscale (punibile solo amministrativamente). "Chi fosse stato a Panama per nascondere patrimoni e non abbia mai fatto il monitoraggio fiscale né la voluntary disclosure, - assicura il viceministro dell'Economia Enrico Zanetti - sarà sottoposto ad accertamenti. Le sanzioni sono molto pesanti. Ed è bene che sia così". La chance di rientro dall'estero "a impatto limitato" è infatti stata già data proprio con la voluntary chiusasi a dicembre scorso. Fino a qualche tempo fa esisteva l'ipotesi, poi bocciata, di renderla strutturale, ma proprio per invogliare i contribuenti ad aderire all'operazione nei tempi e nei parametri stabiliti, l'idea è stata scartata, così come quella di una riapertura dei termini che avrebbe passato un messaggio di elasticità e cedevolezza inverso a quello auspicato.

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