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Diritti tv nella bufera, Romeo Paparesta, siamo sereni

Calcio torna sotto accusa, Malagò: "amarezza". Coinvolto Lotito

"Siamo sereni e tranquilli. Abbiamo prevenuto quanto scritto dai giornali con il comunicato diffuso dalla nostra società domenica scorsa e per questo non abbiamo nulla da aggiungere": così il vicepresidente del Bari Romeo Paparesta, a margine di un incontro al San Nicola, ha commentato l'inchiesta sui diritti tv che vede tra gli indagati Gianluca Paparesta, presidente del Bari. Nella nota diffusa domenica dal club oltre a fornire particolari sulle voci di bilancio interessate dall'inchiesta dei pm di Milano, si manifesta la piena disponibilità a collaborare con gli inquirenti.

L'INCHIESTA - Il faro della magistratura milanese sulla vicenda della assegnazione dei diritti tv fa ripiombare nella bufera il mondo del calcio italiano, già scosso dalle tempeste in atto ai vertici della Fifa e dell'Uefa, e coinvolge nomi pesanti negli equilibri del sistema, da Infront e Mediaset ai presidenti di club Claudio Lotito, Enrico Preziosi e Gianluca Paparesta. Infront, nel mirino, si difende e sottolinea che ad essere indagata "non è la società ma alcuni manager di Infront Italy del cui operato dimostrerà la correttezza". Ma non sono solo i diritti tv a scomodare le procure: l'ad del Milan Adriano Galliani finisce indagato, dai giudici di Parma, nell'inchiesta per il crac del club crociato. Quanto basta per far gridare di nuovo allo scandalo. "Il calcio non è solo la palla che rotola ma anche scandali, indagini e vicende processuali. Questo ci amareggia", le parole del presidente del Coni, Giovanni Malagò, che prende le distanze, sottolineando che nella vicenda diritti tv "il Comitato non ha nessun tipo di interlocuzione". "È importante che ci sia una magistratura che fa il proprio mestiere e combatte questi fenomeni. Perché quando vengono scoperti e giustamente puniti si dice alla collettività che le regole ci sono e vanno rispettate" sottolinea il ministro del lavoro, Giuliano Poletti. Secondo i pm milanesi, Preziosi, Paparesta e Lotito avrebbero ostacolato l'attività di vigilanza della Covisoc: Genoa e Bari avrebbero infatti beneficiato di aiuti per iscriversi ai campionati di A e B con operazioni finanziarie anche strutturate all'estero riconducibili a Infront - la società che gestisce i diritti sportivi e il cui numero uno, Marco Bogarelli, e i manager Ciocchetti e Locatelli sono indagati - o a Tax and Finance, il cui socio Andrea Baroni è stato arrestato per riciclaggio in un altro filone dell'indagine. Preziosi già ieri ha confermato le perquisizioni, dicendosi "tranquillo, perché i soldi che servivano al bilancio li ho messi io". Lotito invece ha negato di aver ricevuto avvisi. Tra gli atti dell'inchiesta ci sarebbe anche la telefonata registrata dal dg dell'Ischia, Pino Iodice, in cui Lotito diceva, tra le altre cose: "Io quando vado a vendere i diritti tv, che abbiamo portato a 1,2 miliardi (...) sono riuscito a mettere d'accordo Sky e Mediaset". E gli inquirenti vogliono far luce proprio sul ruolo di 'negoziatore' del presidente della Lazio. Infront chiarisce che sotto indagine "non c'è l'azienda ma i manager di Infront Italy Bogarelli, Ciocchetti e Locatelli" e sottolinea di non aver "mai intrattenuto alcun rapporto con la società di consulenza Tax & Finance e/o con Andrea Baroni". Infront "collabora con le autorità per dimostrare la correttezza dell'operato dei manager sulla presunta contribuzione nei confronti di due squadre e sulla presunta turbativa dell'asta di assegnazione dei diritti tv della Lega Serie A per il periodo 2015/2018". Per Mediaset, "la società e i suoi dipendenti "hanno sempre operato nel pieno rispetto delle regole sulla vicenda dell'assegnazione dei diritti tv".

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