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Per l'ambasciatore Ferrara, pace unica opzione "realistica"

Esce "Cercando un paese innocente" per le edizioni Città Nuova

(di Fausto Gasparroni) (ANSA) - ROMA, 26 MAR - "Uso la metafora del 'paese innocente' per dire una cosa specifica, radicalmente alternativa. Per il paese innocente la sola politica realistica, se vogliamo un ordine duraturo e non semplici tregue tra guerre, è quella della pace strutturale, della pace che diventa un'infrastruttura estesa nelle relazioni internazionali, fondate su 'pratiche' di corresponsabilità. Tutto il resto, proprio dal punto di vista 'realista', non produce risultati, non funziona, non raggiunge gli obiettivi". E' senz'altro una voce fuori dal coro quella dell'ambasciatore Pasquale Ferrara, che nel suo "Cercando un paese innocente. La pace possibile in un mondo in frantumi" (Ed. Città Nuova 2023, pagg. 160, euro 16.90) sintetizza così il senso della sua analisi lucida e ampiamente documentata sugli attuali scenari della politica mondiale: le interconnessioni globali, le disuguaglianze economiche, la varietà dei sistemi politici tra liberalismo e dittatura, la corsa agli armamenti.
    Il titolo del libro si ispira ad un verso - "Cerco un paese innocente" - di una poesia di Giuseppe Ungaretti scritta al fronte (Campo di Mailly, Francia) nel 1918, 'Girovago'. La ricerca del "paese innocente" qui è un'espressione simbolica che mette in discussione l'idea diffusa secondo la quale la politica estera deve essere "realista", fondata cioè sulla cosiddetta "realpolitik", concezione che si nutre di opinabili luoghi comuni ("se vuoi la pace prepara la guerra", "la guerra è la continuazione della politica con altri mezzi"). Per l'autore, diplomatico di carriera ed esperto di politica internazionale, è vero il contrario: la sola politica realistica è quella della pace strutturale che si raggiunge introducendo su scala internazionale pratiche di condivisione, e non di divisione.
    Ogni altra opzione, proprio dal punto di vista "realista", è inefficace, perdente, non produce risultati.
    Pertanto, la pace non è affatto la vaga opzione di anime belle, ma l'unica modalità possibile per non ridurre il mondo in cenere (vuoi a causa di una guerra atomica, vuoi per gli effetti del cambiamento climatico). In tale prospettiva il libro analizza le cause profonde dell'attuale disordine mondiale, tra cui le asimmetrie sistemiche e le ineguaglianze indotte dal sistema politico-economico.
    "La grande questione delle relazioni internazionali nelle trasformazioni attuali è come trovare una nuova stabilità - scrive Ferrara -. Ma forse la domanda è mal posta. Il mondo è mai stato davvero stabile, o non è piuttosto una realtà dinamica, così come le società che lo popolano? Il problema non è l'instabilità, ma la corsa all'egemonia, le asimmetrie sistemiche, le ineguaglianze indotte dal sistema economico e politico internazionale".
    E se "anche il realismo è un'ideologia, un filtro intellettuale che fa vedere il mondo in termini di rapporti di forza e di potenziali minacce", ci si affida all'"idea che gli stati abbiano come obiettivo principale la propria 'sopravvivenza' in un mondo tendenzialmente ostile".
    Secondo l'acuta argomentazione di Ferrara, "commentatori e analisti 'realisti', guardando alla vicenda dell'aggressione russa all'Ucraina, trovano conferma a questa tesi, ma dimenticano - avverte - tutta l'enorme infrastruttura del diritto internazionale, delle istituzioni multilaterali, che quanto meno rende possibile denunciare l'invasione russa come una flagrante violazione di regole scritte e di principi portanti delle relazioni internazionali". "A meno che non vogliamo accettare - aggiunge Ferrara - che l'unica legge imperante nella politica mondiale sia quella della giungla".
    In definitiva, "la pace non è solo un'opzione etica, è una necessità pratica. Tutte le alternative sono infinitamente peggiori". (ANSA).
   

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