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Giovanni Paolo II, un pontificato da riscoprire

Il libro di Angela Ambrogetti ripercorre quegli anni

(di Manuela Tulli) (ANSA) - CITTA DEL VATICANO, 13 AGO - Un Pontefice da riscoprire, ripercorrendo i gesti, le parole, le 'rivoluzioni' di san Giovanni Paolo II. Lo fa Angela Ambrogetti, vaticanista direttore del portale Acistampa, nel suo libro "Giovanni Paolo II. Cronaca di un pontificato" (Tau Editrice, 2021) in cui ripercorre tratti del pontificato cogliendo i momenti più 'nascosti', quelli meno rilanciati dai media di tutto il mondo.
    A partire dal centenario della nascita (18 maggio 2020) la giornalista ha ripercorso con interviste ed editoriali il Papa che cambiò la storia non solo del Vaticano ma anche del mondo.
    Lo ha raccontato sul portale di informazione cattolica che dirige e ora nel libro raccoglie il materiale pubblicato e ci presenta un Papa Wojtyla a tutto tondo, dal suo rapporto con Roma e l'Italia a quello straordinario con i giovani per i quali 'inventò' le Gmg, dalla stima profonda per le donne alle sue parole contro l'antisemitismo, lui che aveva visto il nazismo e in Polonia era cresciuto con ebrei tra gli amici più cari.
    Ma non è solo un cammino a ritroso: "Dalla 'bisaccia' di Giovanni Paolo II c'è ancora tanto da estrarre. Lui uomo sempre in cammino in questo tempo così assurdo, segnato dalla pandemia, ci si offre come compagno di cammino", sottolinea Ambrogetti.
    Ad aprire il volume è la testimonianza di mons. Marco Frisina, musicista e biblista, che ringrazia il Papa polacco per avere in qualche modo confermato la sua vocazione. "Ben presto scoprii che il 'Papa che veniva da lontano' era anche un poeta, aveva un cuore d'artista, cosa che instaurò immediatamente in me un legame speciale con lui", racconta Frisina che ha fondato e tuttora dirige il coro della diocesi di Roma. "La musica è uno strumento straordinario" per raggiungere ogni uomo e "Il Papa capiva tutto questo e mi incoraggiava ad andare in questa direzione", ricorda mons. Frisina.
    Colpisce la contemporaneità delle parole di Wojtyla quando parla di Roma e della necessità di costruire reti di solidarietà. "E' la norma di fondo a cui deve ispirarsi ogni amministratore della cosa pubblica: favorire tra i cittadini una solidarietà che sia davvero sollecitudine per la totalità dei componenti la comunità urbana nella totalità delle esigenze autenticamente umane", disse in uno dei discorsi agli amministratori della Capitale.
    Nel libro viene ripercorso anche il rapporto con le donne: "Wojtyla rivaluta il ruolo della donna rilegge anche il matrimonio e rilegge il ruolo sociale del genio femminile", sottolinea l'autrice del libro ricordando anche come diede nuova dignità alle giornaliste che seguivano il suo pontificato. Poche allora, in un contesto, quello dell'informazione sulla Santa Sede, dove c'erano quasi esclusivamente vaticanisti uomini.
    Infine i rapporti con la politica alla quale affidò come patrono San Tommaso Moro per il suo "esempio imperituro di coerenza morale", sottolineava lo stesso Giovanni Paolo II nel testo con il quale nel 2000 decise di proclamare Tommaso Moro patrono dei politici e dei governanti. Per il Papa polacco la sua figura deve essere per chi gestisce la cosa pubblica "fonte di ispirazione per una politica che si ponga come fine supremo il servizio della persona umana". (ANSA).
   

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