Rapastrello che ‘aggrediva’ la camomilla, portulaca che faceva lo stesso con la malva. E poi, decine di ettari di valeriana distrutti per la crescita violenta e improvvisa di gramigna. Per alcuni anni in Aboca la pianta spontanea più infestante in ogni coltura è stata l’amaranto. In altri anni era sempre il papavero il principale infestante della camomilla e del lino. A ripercorrere la storia dell’azienda e del suo rapporto con le piante infestanti è Valentino Mercati, con esperienza pluridecennale alla guida del Gruppo Aboca, nel volume “Malerbe amiche”. “Non ho ricordo di piante infestanti- spiega il fondatore di Aboca-, quali l’ortica o la romice, che non avessero proprietà utili per altri organismi viventi, in primis proprio la specie umana. Ho notato spesso che le specie naturalmente presenti in un dato sistema pedologico ambientale potevano risolvere gli squilibri caratteristici delle malattie umane causati da quello specifico sistema. Ad esempio: piante ad alcaloidi contro la fatica (come la coca) vivono negli altopiani peruviani; piante con sostanze contro le infiammazioni reumatiche (come il salice) in ambiti con alta umidità; piante che assorbono grandi quantità d’acqua (come l’eucalipto) in zone malariche e così via. Molte delle erbe infestanti non sono ancora conosciute per le loro proprietà curative o per altre utilità che possano avere per l’uomo. Si tratta di un bacino di biodiversità residuo essenziale”. La varietà di piante infestanti è tanta nell’azienda, e tra queste alcune sono molto indesiderate sia per la loro aggressività che per la loro invasività o persistenza nei vari agroecosistemi. Tuttavia, la notevole complessità di metodi diretti e preventivi utilizzati per il loro controllo rende queste specie solitamente sotto il livello di particolare nocività. Un’eccezione sono erbe come la Cuscuta, specie parassita contraddistinta da semi molto longevi che possono dar luogo ad infestazioni in aree nelle quali solo decenni prima si era verificata una infestazione. Tuttavia la rotazione colturale, nonché la preventiva distruzione di colture particolarmente compromesse hanno consentito una contenuta presenza di questa specie estremamente indesiderata. Diverse le strategie proposte nel volume: dall’avvicendamento colturale, una delle strategie agronomiche che hanno consentito, fin dalla nascita dell’agricoltura, una gestione sostenibile della flora infestante, all’ottimizzazione del drenaggio idrico, che può avere una notevole ripercussione con l’interazione tra coltura e infestanti.
In collaborazione con:
Aboca