Flessibilità e crescita e taglio delle tasse. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan ne ha parlato al Festival dell'Economia di Trento. Il ministro si è mostrato cauto su un possibile abbassamento dell'Irpef che altri esponenti dell'esecutivo hanno ipotizzato addirittura possa essere anticipato al 2017. "Vedremo - ha detto in proposito - i tagli alle tasse per le imprese sono già previsti, se c'è spazio per fare ulteriori tagli di tasse alle famiglie lo faremo, però ci sono i vincoli di bilancio" che "sono stretti". "Sarà noioso sentire" sempre parlare dei vincoli ma "il ministro dell'Economia è quello che deve dire queste, cose perché ci crede fra l'altro". Il taglio dell'Ires, ha aggiunto, sarà confermato.
"Sicuramente - ha affermato - si deve fare di più ma non è vero che la crescita è debole, sta accelerando e l'anno prossimo sarà più elevata, in un contesto in cui tutti stanno decelerando, l'Europa decelera l'Italia accelera". L'1,2% "o quello che sarà potrebbe essere di più e lo sarà" grazie alle "riforme strutturali" che cominceranno a "dare i loro frutti".
Grazie alle riforme - ha detto ancora il ministro - "mai viste" che il governo ha messo in campo in due anni sul sistema bancario e grazie a "crescita e ripresa degli investimenti in un orizzonte di due anni, che è il periodo normale di gestione delle sofferenze, il sistema tornerà stabile", quando "saranno portate a termine anche fusioni, acquisizioni e ricapitalizzazioni".
"Se mi posso permettere una battuta - ha detto in un altro passaggio - mi piacerebbe che si smettesse di parlare di flessibilità e si iniziasse a parlare di produttività".
Intanto in Ue si discute della flessibilità con anche Francia e Germania contro Dijsselbloem.
E sulla Brexit: la "migliore linea di difesa contro questa possibile instabilità sarebbe quella di annunciare da parte dei paesi Ue che l'integrazione va avanti che anzi ci sono segmenti nei quali si può immaginare una accelerazione". "Di fronte a un chiaro segno di indebolimento dell'integrazione - chiarisce - si deve rispondere con più integrazione, e questo darebbe un segnale di fiducia di lungo termine ai mercati".
I tedeschi - ha detto ancora - andrebbero convinti che "l'unico rischio non è che i tedeschi paghino per gli italiani indisciplinati, se condividiamo un sistema dobbiamo accettare che di volta in volta possiamo avere bisogno gli uni degli altri", o c'è "la mutualizzazione o è inutile che stiamo a perdere tempo con sto euro".
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