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La tirannia degli esperti

La tirannia degli esperti

Combattere la povertà dando ai popoli la libertà di decidere

ROMA, 06 giugno 2015, 13:24

Marzia Apice

ANSACheck

La copertina del libro 'La tirannia degli esperti ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

La copertina del libro  'La tirannia degli esperti ' - RIPRODUZIONE RISERVATA
La copertina del libro 'La tirannia degli esperti ' - RIPRODUZIONE RISERVATA

WILLIAM EASTERLY, "La tirannia degli esperti. Economisti, dittatori e diritti negati dei poveri" (Laterza, pp.510, 28 Euro). Si fa un gran parlare della necessità di ascoltare la voce dei popoli più in difficoltà, in perenne lotta contro la fame e le carestie, e di accogliere le istanze che provengono "dal basso". Ma non è frequente che ciò avvenga in materia di macroeconomia, dato che i Paesi più sviluppati cercano di aiutare quelli più poveri attraverso politiche imposte "dall'alto", per mano dei cosiddetti "tecnici". Proprio qui, in questo approccio convenzionale allo sviluppo economico, che strizza l'occhio al colonialismo e all'idea di vedere i poveri come bisognosi di "aiuto" perché incapaci di rialzarsi e autodeterminarsi, risiede secondo l'economista William Easterly la più grande illusione, ovvero che "la povertà sia frutto di una carenza di competenze, mentre in realtà nasce da una carenza di diritti". Easterly, professore di economia alla New York University, ne parla in modo approfondito nel volume intitolato "La tirannia degli esperti" (Laterza), in cui espone la sua teoria contro quello che chiama "sviluppo autoritario", un pensiero "moralmente sbagliato" perché sempre a danno dei diritti civili, politici ed economici della gente. Attraverso sei sezioni, Easterly compie un viaggio che mescola epoche storiche e approcci economici, guardando indietro nel tempo per comprendere come si è svolta la lotta alla povertà e quale sia la strada che i Paesi industrializzati, gli organismi come la Banca Mondiale e le Nazioni Unite e le grandi fondazioni filantropiche seguitano a percorrere. Tanti gli esempi che l'autore riporta, come quello della lotta alla mortalità infantile in Etiopia attraverso tali soluzioni tecniche, sostenute da grandi nomi del calibro di Bill Gates e Tony Blair, ma fondate, secondo Easterly, su parametri non del tutto affidabili. L'obiettivo dell'autore è quello di rendere più intellegibile per il lettore il contesto complesso in cui si muove la macroeconomia, mostrando al contempo anche quanto ogni soluzione adottata dai governi centrali vada poi a incidere direttamente nella vita quotidiana di ogni cittadino.
    Anche stravolgendola a volte, soprattutto laddove non ci sono strumenti per difendersi dalle imposizioni e dalle ingerenze dello Stato. E se è vero che siamo tutti preoccupati per i popoli che, magari dall'altra parte del mondo, si trovano a sopportare sofferenze indicibili, non dobbiamo correre il rischio di chiudere gli occhi sulla questione dei diritti, affidandoci a chi (gli esperti per l'appunto) fa fronte solo ai bisogni materiali. Per Easterly una strada da percorrere esiste, anche se è lunga e non offre certo rimedi immediati. Un primo passo sarebbe quello di consentire un dibattito finalmente aperto, senza ideologie né convinzioni stantie, utili solo a perpetuare la disuguaglianza: e da lì permettere che la libertà torni nelle mani di chi l'ha persa ormai da troppo tempo, aspettando che da essa discenda gradualmente "una variazione positiva del grado di benessere per i poveri del mondo".
   

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