Sono state individuate anche foto di "ragazze di giovane età mentre eseguono esercizi di danza" e immagini "riconducibili a mappe satellitari delle zone ovest della Provincia di Bergamo" nel computer fisso di Massimo Bossetti, il muratore di Mapello (Bergamo) in carcere dallo scorso 16 giugno con l'accusa di essere l'assassino di Yara Gambirasio. Il particolare emerge dagli atti dell'indagine che il pm bergamasco Letizia Ruggeri ha appena chiuso in vista della richiesta di giudizio per il carpentiere che risponde di omicidio aggravato dalle sevizie e dalla crudeltà per la morte della ragazzina di 13 anni prelevata a Brembate Sopra fuori dalla palestra dove praticava ginnastica ritmica il 26 novembre 2010 e ritrovata morta nel campo di Chignolo d'Isola 3 mesi dopo. Secondo gli accertamenti sul pc in uso a casa Bossetti, sono state individuate non solo foto - che erano state cancellate - sia di atti sessuali "sado-maso" sia "pornografiche di ragazze che evocano situazioni ed ambienti fanciulleschi a cui non è attribuibile un'età certa", ma anche quelle "di ragazze di giovane età mentre eseguono esercizi di danza" e di immagini di "mappe satellitari" della zona a ovest di Bergamo.
Inoltre, secondo le analisi degli inquirenti e degli investigatori, il muratore, navigando su internet, avrebbe cercato, accanto a vicende che riguardano sesso e ragazzine, di informarsi sul caso di un "tentato rapimento di una bambina bulgara di 6 anni da parte di due adulti" e su un articolo intitolato "violenza sessuale su una minore, trentenne agli arresti domiciliari".
Elementi questi che fanno parte di un quadro indiziario di insieme in base al quale la Procura, i carabinieri di Bergamo e il Ros di Brescia, non hanno dubbi nel ritenere che l'unico responsabile dell'assassinio di Yara sia proprio il muratore. A sostegno della loro ricostruzione ci sono anche le contraddizioni, i passi falsi e le bugie dette e 'corrette, dell'uomo. Le versioni "aggiustate" durante gli interrogatori e gli alibi poi smontati dagli accertamenti come, ad esempio, le versioni da lui date su come ha trascorso il tardo pomeriggio del 26 novembre, quanto appunto Yara venne sequestrata. Versioni smentite puntualmente dai testimoni, dal meccanico ai negozianti fino al fratello Fabio, e dalle telecamere che hanno inquadrato il suo furgone bianco non molto lontano dalla palestra. Versioni che si sono sgretolate, come l'aver cercato di far ricadere la colpa sul suo collega (per questo è accusato anche di calunnia) o l'aver raccontato la "grandissima balla" del tumore al cervello e della necessità, quindi, di essere sottoposto a chemioterapia per lasciare in realtà il cantiere edile e fare altri lavori extra. C'e' anche da ricordare il tentativo di difendersi gettando ombre sul padre di Yara: dalle intercettazioni di alcuni colloqui in carcere con i suoi familiari lo scorso agosto, aveva raccontato di aver accennato al suo legale di essere convinto che Fulvio Gambirasio, stesse nascondendo qualcosa di "grosso" collegato alla Lopav dei fratelli Locatelli, in quanto, quando era andato nel cantiere di Palazzago per effettuare alcune riparazioni e "aveva notato che (..) non si era scomposto minimamente" vedendo le forze dell'ordine che stavano cercando la figlioletta.
Il 27 agosto 2014, inoltre, il carpentiere, mostrando la sua "insofferenza allo stato carcerario", alla moglie Marita Comi - che oggi gli ha fatto visita in carcere - e al cognato aveva fatto alcune "alquanto sintomatiche" affermazioni in merito "alla possibilità che sia il pubblico ministero sia gli inquirenti avessero la volontà di (...) inquinare le prove a suo carico anche ricorrendo al prelievo di campioni riconducibili a Yara, magari recuperandoli dalla sua abitazione". Ora per Bossetti, che commentando il caso con la madre aveva detto "quello lì non lo prenderanno mai", è attesa la richiesta di processo che dovrebbe arrivare allo scadere esatto dei venti giorni dopo la chiusura dell'inchiesta.