Una rete di supporto - educativa,
psicologica, scolastica, economica, lavorativa - ai minori e ai
loro familiari in contesti di criminalità organizzata per
garantire concrete alternative di vita. Protezione per coloro
che hanno deciso di affrancarsi dalle logiche criminali della
'ndrangheta. È questo l'obiettivo di un'intesa tra ministri e
uffici giudiziari della città di Reggio Calabria, per
accompagnare i ragazzi fino alla completa integrazione in una
nuova realtà.
Il protocollo 'Liberi di scegliere' è stato siglato dal
ministro dell'Istruzione, Lorenzo Fioramonti, con i colleghi
della Giustizia, Alfonso Bonafede, e delle Pari Opportunità,
Elena Bonetti, il Procuratore Nazionale Antimafia e
Antiterrorismo, Federico Cafiero De Raho, i capi della procura e
della procura per i minorenni di Reggio Calabria, Giovanni
Bombardieri e Giuseppina Latella, il presidente del tribunale
dei minori della stessa città, Roberto Di Bella, il segretario
della Cei, monsignor, Stefano Russo, e don Luigi Ciotti,
presiedente di Libera. Tutti soggetti che si impegnano, ciascuno
per la propria parte, a garantire a minori, già finiti sotto la
lente della giustizia, valide alternative di vita.
Un ruolo fondamentale in questo percorso è quello delle
madri, delle donne che decidono di dissociarsi dal contesto
'ndranghetistico. "Sono le mamme che da sole, in modo
silenzioso, si avvicinano ai magistrati per trovare per loro e i
loro figli un'alternativa", ha detto Cafiero de Raho, spiegando
che "25 donne si sono già fatte avanti e sono state portate
fuori dal contesto 'ndranghetista, mentre altre 25 sono in
attesa. L'intervento dei ministri e della Cei consente di
guardare al progetto per il futuro come un grimaldello che cerca
di scassinare un sistema chiuso. La 'ndrangheta si sgretolerà
quando si capirà che al di fuori ci sono prospettive di
miglioramento. I criminali ci saranno sempre ma non sarà il
sistema criminale di oggi".
"La lotta alla criminalità è complessa", ha detto il ministro
Fioramonti, sottolineando l'importanza "della sfida di ricreare
un contesto familiare per ragazzi che si trovano a nascere in
contesti affettivi che non fanno il loro bene. Ed è compito
dello Stato ricreare le condizioni per permettere a tutti i
ragazzi e le ragazze di fiorire". "L'iniziativa - ha rilevato il
ministro Bonafede - sancisce la dimensione più bella giustizia,
quella più alta. Sbagliamo se pensiamo alla giustizia nel
perimetro in un'aula di tribunale. Giustizia è legalità, è
formare le giovani generazioni a vivere in maniera onesta e
libera". "Dobbiamo far capire - ha aggiunto - che si possono
recidere i legami con la 'ndrangheta. L'ambizione è dare
speranza a chi non l'ha mai avuta". "Il fatto che assicuriamo
un’alternativa ai minori che vivono in contesti di criminalità
organizzata o che siano vittime della violenza mafiosa e che la
assicuriamo anche ai familiari che escono dalle logiche
criminali - ha sottolineato la ministra Bonetti -, credo ci
porti al cuore di ciò che è il senso più alto delle istituzioni
che abbiamo l'onore di rappresentare".
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