"Ragazzi, non tenetevi tutto
dentro: denunciate. E voi, giudici, date delle risposte,
lanciate un segnale forte contro questa piaga della società,
perché la giustizia è troppo lenta". E' l' appello che lancia
Francesca, la mamma di un bambino calabrese vittima dei
compagni, alla vigilia della Giornata nazionale contro il
Bullismo e il Cyberbullismo in programma domani.
I fatti - è detto in un comunicato dello studio di consulenza
che ha seguito la vicenda - risalgono a più di due anni fa
quando il bimbo di anni ne aveva nove ed era in quarta
elementare". "A quell'età - racconta la madre - si dovrebbe
essere spensierati, andare a scuola sereni, avere tanti amici.
Mio figlio, invece, in classe non ci andava più volentieri, e
tornava tutti i giorni piangendo. Era diventato il bersaglio
prediletto di una banda di bulli, compagni di classe e ragazzini
più grandi, dei loro dispetti, delle loro angherie e di scherzi
sempre più pesanti e umilianti, come lo zainetto gettato nel
cassonetto delle immondizie".
La donna, percepito il malessere del figlio, si è recata
nella scuola frequentata dal piccolo, ha parlato con gli
insegnanti e con il preside, segnalando più volte il problema.
"Mi hanno semplicemente consigliato - dice - di portare mio
figlio dieci minuti dopo il suono della campanella e di venirlo
a prendere dieci minuti prima, in modo da non esporlo nei
momenti più problematici dell'entrata e dell'uscita: questa è
stata la 'loro' soluzione". E così la situazione peggiora. "Il
27 gennaio 2016 - racconta ancora la donna - il mio bambino è
stato brutalmente picchiato dopo l'uscita da scuola, nel cortile
del plesso. Un pestaggio di massa perpetrato da compagni di
classe ma anche da studenti delle medie che gli hanno procurato
botte, contusioni, ematomi in tutto il corpo. Abbiamo dovuto
portarlo al pronto soccorso e ha avuto una prognosi di oltre
trenta giorni. Ma le ferite fisiche sono niente in confronto
allo shock". Il bambino, non senza ostacoli e difficoltà, è
stato costretto a trasferirsi in un altro plesso.
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