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"Giornata infanzia" in nome Livatino

"Giornata infanzia" in nome Livatino

Ricorrenza celebrata su iniziativa Garante Regione Marziale

REGGIO CALABRIA, 20 novembre 2017, 15:52

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Rosario Livatino: quando i giovani fanno la differenza". É nel nome del 'giudice ragazzino' Rosario Angelo Livatino, sostituto procuratore presso il Tribunale di Agrigento, assassinato il 21 settembre del 1999 mentre da Canicattì si recava, senza scorta, in Tribunale, che questa mattina a Reggio, in un gremitissimo auditorium "Nicola Calipari" del Consiglio regionale, si è celebrata la 'Giornata per l'infanzia e l'adolescenza".
    "Lo abbiamo fatto nel nome di Rosario Livatino - ha spiegato il Garante per l'Infanzia e l'adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale - per scendere nel concreto dei bisogni dei nostri ragazzi: quello di smarcarsi dalla fascinazione della criminalità organizzata. Offrire l'immagine del giudice di Canicattì significa offrire una scelta diversa rispetto alla sopraffazione ed all'arroganza della 'ndrangheta".
    Assieme al Garante hanno preso parte ai lavori il presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria, Luciano Gerardis; il giudice per le indagini preliminari del Tribunale, Antonino Laganà, componente la Giunta nazionale dell'Associazione nazionale magistrati; i presidenti dei Circoli del Cinema, "Charlie Chaplin" e "Cesare Zavattini", Claudio Scarpelli e Tonino De Pace, ed il giornalista Enzo Gallo, portavoce delle associazioni "Tecnopolis" e "Amici del giudice Rosario Angelo Livatino". Presente anche don Giuseppe Livatino, postulatore fase diocesana nel Processo di Canonizzazione di Rosario Angelo Livatino.
    Insieme a centinaia di studenti delle scuole di Reggio Calabria erano presenti all'iniziativa gli alunni dell'istituto comprensivo "Mario Rapisardi" di Canicattì, città dove era nato Rosario Livatino.
    "Livatino - ha detto il presidente Gerardis - non era un eroe. I magistrati non sono eroi, non vogliono essere eroi. Era solo un uomo che ha scelto di fare il suo dovere, convinto, come lo siamo anche noi, che la mafia, la 'ndrangheta, si può sconfiggere, ma solo con le scelte di legalità che passano da ciascuno di noi". Secondo Antonino Laganà, "nella responsabilità dei giudici non c'è distinzione tra quello che si è e quello che si fa. La figura di Livatino, a questo proposito, è emblematica: credeva nella necessità assoluta di osservare la legge, e come tale si comportava".
    Nel corso dell'iniziativa é stato proiettato il film "Il giudice ragazzino", di Alessandro Di Robilant, dedicato proprio a Rosario Livatino. Della pellicola hanno parlato i presidenti dei circoli Pace e Scarpelli, evidenziando la linearità del magistrato Livatino in famiglia, nella società, negli uffici giudiziari, "all'interno dei quali - ha detto Enzo Gallo - visse la solitudine di magistrato e di uomo isolato, anche per i passi indietro compiuti da altri magistrati del suo Tribunale che lo sovraesposero".
    Della scelta di Rosario Livatino, "a non farsi una famiglia, a non avere figli ed a non avere neppure una scorta, non per superbia ma perché non voleva coinvolgere altri nel suo destino" ha parlato don Giuseppe Livatino. "Dalle sue scelte quotidiane, ordinarie - ha concluso don Giuseppe - emergono una Sicilia ed un Meridione bellissimi".
   

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