L'Angelus domenicale in piazza San
Pietro è stato uno dei primi test-sicurezza a Roma dopo gli
attacchi a Barcellona e in Finlandia, mentre in tutta Italia si
rafforzano le misure. L'area del Vaticano è da mesi presidiata
dalle forze dell'ordine e dai militari che stazionano con i
blindati in alcuni punti chiave per sbarrare la strada. "Non
abbiamo avuto nessuna evidenza. Non abbiamo incrementato le
misure di sicurezza perché sono già molto forti. San Pietro é
sempre protetta e Via della Conciliazione è chiusa al traffico",
fanno sapere infatti dalla Santa Sede, dove l'ingresso in piazza
durante gli eventi papali avviene solo da ingressi regolati e
dopo controlli serrati, anche con metal detector. "Io non credo
alla propaganda di alcuni siti islamici, ma sono consapevole che
nessun Paese, neanche l'Italia, possa sentirsi al riparo dalla
minaccia", sottolinea il premier Paolo Gentiloni. Il riferimento
è alla minaccia rimbalzata via web, che indica l'Italia come
"prossimo obiettivo" dell'Isis. Non è la prima del genere ed è
al vaglio. "La minaccia continua e riguarda tutti", ammette
Gentiloni, ma "i terroristi non ci costringeranno a rinunciare
alla nostra libertà". Il premier ha parlato al meeting di
Rimini. Questa 28esima edizione si è aperta con una visibile
presenza di forze dell'ordine, anche con armi automatiche e
giubbetto antiproiettile, e dissuasori stradali in cemento
all'esterno. Quelle barriere che vengono posizionate anche in
diverse città. Per prevenire azioni come quella compiuta sulla
Rambla, si sta valutando una stretta dei controlli su camion e
auto a noleggio con conducente. A Londra ci hanno già pensato e
puntano a passare al vaglio le informazioni date dai clienti
degli autonoleggio (inclusi nomi e indirizzi) per controlli
incrociati con le liste di noti criminali. Si lavora sulla
prevenzione anche nelle carceri, luogo a rischio
radicalizzazione: l'Amministrazione penitenziaria ha diramato un
allertamento in ogni sede su come individuare, prevenire e
contrastare segnali sospetti e forme di proselitismo. Gli ultimi
dati indicano in circa 420 i soggetti monitorati e 45 quelli
detenuti in regime di alta sicurezza per reati di terrorismo.
Che il clima sia cambiato lo racconta anche la cronaca. Quattro
marocchini riaccompagnati alla frontiera non sono un episodio
rilevante. Ma in questo caso a segnalare la situazione poco
chiara alla polizia è stata una donna che ha notato i 4 in
un'area di servizio nei pressi di Cecina, mentre parlavano e
ridevano tra di loro: nella conversazione avrebbero fatto anche
riferimento all'attentato di Barcellona. I quattro sono stati
fermati alla porte di Grosseto, trattenuti in questura per 8 ore
e poi riaccompagnati a Ventimiglia. Nei loro confronti nessun
provvedimento, ma è emerso che uno aveva avuto problemi per
possesso di armi. A Roma non avevano prenotato alcun albergo, né
avrebbero spiegato il motivo della loro permanenza nella
Capitale.
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