All'interno dell'Unione europea,
l'Italia rientra tra i paesi dove il problema dell'abbandono
scolastico è più consistente: il nostro Paese nel 2017 è infatti
il quarto con più abbandoni (14%), dopo Malta (18,6%) Spagna
(18,3%) e Romania (18,1%). I dati arrivano dalla Fondazione
Openopolis che spiega che la scelta metodologica adottata a
livello europeo è stata quella di utilizzare come indicatore
indiretto la percentuale di giovani tra 18 e 24 anni che hanno
solo la licenza media.
Dal 2008 ad oggi, il dato italiano, come quello dei maggiori
partner europei, è migliorato. In quell'anno i giovani tra 18 e
24 anni che avevano al massimo la licenza media e non erano
inseriti in nessun percorso di formazione erano quasi il 20% del
totale. Da allora questo valore è migliorato costantemente, per
poi assestarsi attorno al 14% negli ultimi due anni.
Da un lato quindi l'Italia ha superato il target nazionale,
dall'altro, resta ancora abbastanza lontana la soglia del 10%. È
stata invece superata dalla Francia (8,9%), e pressoché
raggiunta da Germania (10,1%), Regno Unito (10,6%) e Unione
europea nel suo complesso.
Ma sul risultato nazionale pesano delle profonde differenze
territoriali. Alcune aree del paese hanno raggiunto (o quasi)
l'obiettivo europeo: nord-est (10,3% nel 2017), nord-ovest
(11,9%), centro (10,7%). Nell'Italia meridionale invece gli
abbandoni sono ancora al 18,5%.
In particolare, in Sardegna e Sicilia, la quota di giovani
che abbandonano prematuramente gli studi supera il 20%. Poco
sotto il 20% anche Campania (19,1%) e Puglia (18,6%).
Le regioni con meno abbandoni sono Abruzzo (7,4%), Umbria
(9,3%) ed Emilia Romagna (9,9%). Poco sopra l'obiettivo europeo
anche Marche (10,1%) e Friuli Venezia Giulia (10,3%).
Dal 2013, anno in cui il governo emanò il decreto contro la
dispersione, i miglioramenti maggiori si sono registrati in
Valle d'Aosta (-5,7 punti percentuali), Toscana (-5,3), Emilia
Romagna (-5,2), Sicilia (-4,5) e Piemonte (-4,4).
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