(di Simonetta Dezi)
Siamo alla vigilia dell'apertura di
"Destini incrociati", IV Rassegna Nazionale di Teatro in carcere
che quest'anno verrà ospitata proprio nel teatro dell'Ateneo
romano, il Palladium. Si comincia domani e si andrà avanti fino
a venerdì con Spettacoli, dibattiti, video.
"Felicissimi di accogliere la manifestazione" dice con una punta
di emozione il Rettore Luca Pietromarchi che parla di "un felice
cortocircuito tra carcere e università". Il professore, docente
di letteratura francese, ha da poco ricevuto l'incarico a Roma
Tre e tocca a lui fare gli onori di casa alla rassegna che nasce
dal coordinamento nazionale teatro in carcere. La
manifestazione, spiega, "è un esempio per capire direttamente
cosa si intende per Terza missione dell'Università, quando
quelle tradizionali, di insegnamento e di ricerca, entrano in
interazione diretta con la società". "L'evento si rivolge
contemporaneamente ai nostri studenti e ai detenuti". Le due
realtà hanno lavorato insieme e avranno tre giorni per uno
scambio a tutto tondo alla presenza anche delle istituzioni.
Il primo spettacolo in scena all'interno di "Destini
incrociati", è "L'infanzia dell'alta sicurezza" con la Compagnia
TeatroIncontro per la regia di Mimmo Sorrentino. Domani sera
alle 21 otto attrici-detenute del reparto di Alta Sicurezza del
carcere di Vigevano saliranno sul palco del Teatro Palladium.
Non si ammettono ritardi perché il loro è un permesso
particolare spiega la professoressa Valentina Venturini, docente
di Teatro e anima della manifestazione. Per uscire dal carcere
infatti beneficiano di un "permesso di necessità con scorta".
"Si tratta di una grande novità perché fino ad ora i detenuti
che fanno teatro sono quasi sempre usciti con l'art 21, permesso
per lavoro all'esterno. La logica è quella: "Se fai teatro ti
premio". Per le detenute di Vigevano il criterio invece è
"Essendo il teatro per te necessario rimuovo gli ostacoli per
permetterti di praticarlo". Il magistrato pertanto ha stabilito,
creando un precedente di profondo interesse, che il teatro per
determinati gruppi di persone possa essere una necessità".
Ed è su questa necessità che la professoressa Vetturini vuole
insistere. Sarebbe bello, afferma, che a livello istituzionale
venisse recepito che "il teatro in carcere non è più solo
intrattenimento e che venga inserito tra le attività
trattamentali ossia quelle che concorrono al trattamento dei
detenuti. Perché cultura e teatro possono aiutare nel
reinserimento nella società".
"Destini incrociati" dunque è molto più di un Festival di
teatro è una scommessa che Roma Tre vuole vincere. Una
rivoluzione culturale: il teatro come crescita personale,
istruzione, possibilità di reinserimento, momento catartico che
può far aprire - in senso non solo pratico ma anche metaforico -
le porte del carcere e creare quel varco con la società. "E'
l'opportunità - sottolinea Venturini - di far lavorare
normalmente i detenuti con le persone libere in un territorio
neutro".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA