"I giudici Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino sono i grandi eroi 'laici' della nostra storia,
uccisi dalla mafia assieme ai fedeli e bravi agenti delle loro
scorte. Diffondere le loro storie di vita - e i valori incarnati
da questi due uomini che si sono sacrificati in nome della
legalità e della giustizia - è atto dall'elevatissima valenza
democratica". Lo ha detto il ministro degli Affari Esteri e
della Cooperazione internazionale Angelino Alfano visitando la
mostra dell'ANSA "L'eredità di Falcone e Borsellino", inaugurata
oggi a Vienna nel complesso della Hofburg, in occasione del
primo Consiglio Permanente a Presidenza italiana dell'Osce.
"Un ringraziamento particolare va all'Agenzia ANSA - ha detto
il ministro - per l'importante iniziativa. Da quelle stragi, ha
avuto origine il riscatto di una Sicilia ancor più consapevole
delle sue ferite e determinata a indebolire, sempre di più, le
catene del giogo mafioso". Da Falcone e Borsellino, ha osservato
Alfano, "abbiamo ereditato un immenso patrimonio in forza,
coraggio e strategie di contrasto contro il mondo criminale.
Un esempio per tutti: le confische e i sequestri dei beni
mafiosi, perché - per mettere in ginocchio cosa nostra -
occorre colpirla nel suo tallone di Achille: il flusso dei
soldi, seguendo il quale diventa possibile rintracciare anche
l'intreccio dei suoi loschi affari".
Alfano ha poi ricordato che le intuizioni di Falcone "sono
oggi Leggi dello Stato. Ed è a Borsellino che, in occasione di
una ricorrenza della sua morte, ho dedicato la circolare molto
restrittiva sul 41 bis, diramata quando ero ministro della
Giustizia, che ha impedito le comunicazioni tra i boss in
carcere e con l'esterno".
"Oggi, il loro ricordo - ha concluso il titolare della
Fanesina - va ormai oltre il rimpianto e la commozione per
assurgere a un livello di testimonianza che ci ha accompagnato
in questi difficili anni, dando anche un fortissimo impulso
all'intero sistema giudiziario. La mostra a loro dedicata, in
occasione della Presidenza Osce, è il segno di riconoscenza per
quanto hanno fatto, perché è con orgoglio che ricordiamo il loro
lavoro limpido, il loro sorriso, la loro forza 'buona' che tutto
il mondo conosce".
Inaugurata la prima volta a Palermo il 23 maggio del 2012
dall'allora Capo dello Stato Giorgio Napolitano, la mostra è
stata visitata in questi anni da migliaia di giovani nelle
scuole di tutta Italia ed è stata ospitata, tra i diversi
luoghi, anche al Parlamento Europeo di Bruxelles, alla Camera
dei deputati e all'Assemblea Regionale Siciliana. Oggi
quell'iniziativa viene riproposta, con una versione aggiornata
della mostra e da un docufilm, realizzato da Franco Nuccio,
Franco Nicastro e Giuseppe Di Lorenzo, per continuare a
ricordare, soprattutto alle giovani generazioni, l'eredità
morale e civile lasciata da Falcone e Borsellino. Le foto,
tratte dall'archivio dell'ANSA ma anche dagli album privati di
famiglia, ricostruiscono le vicende umane e professionali dei
due magistrati antimafia legati da un destino comune fin
dall'infanzia negli anni del dopoguerra alla Magione, uno dei
quartieri del centro storico di Palermo. La mostra si dipana
attraverso una serie di capitoli che ripercorrono le vicende
salienti della lotta a Cosa Nostra. Fino ai tragici attentati
del '92. E alla ribellione della società civile e dello Stato,
con l'arresto dei più importanti latitanti mafiosi, da Riina a
Provenzano.
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