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Carcere Catania tre giorni sciopero fame

Carcere Catania tre giorni sciopero fame

Detenuti aderiscono a Satyagraha e doneranno il cibo a Caritas

CATANIA, 16 agosto 2017, 17:52

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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I detenuti della casa circondariale di piazza Lanza a Catania stanno attuando, da oggi, tre giorni di sciopero della fame, devolvendo il vitto fornito all'amministrazione alla Caritas diocesana, aderendo al Satyagraha promosso dal Partito Radicale per chiedere al governo di emanare entro l'estate i decreti delegati di attuazione della riforma dell'ordinamento penitenziario. Lo rendono noto i radicali dopo che una delegazione del partito, composta da Gianmarco Ciccarelli, Donatella Corleo, Giulia Cumitini, Luigi Recupero ed Eliana Verzì, ha visitato la struttura.
    "Il carcere di piazza Lanza - afferma la delegazione radicale - continua ad essere un istituto gravemente sovraffollato, sebbene negli ultimi anni la situazione sia notevolmente migliorata sia sotto il profilo della pressione detentiva sia dal punto di vista delle condizioni strutturali. I detenuti presenti sono 350 a fronte di una capienza regolamentare di 253 posti. Tra loro 331 sono uomini, 19 donne e 84 stranieri. Sono 76 quelli che scontano una condanna definitiva, mentre 274 sono in attesa di giudizio. Sono 41 i detenuti tossicodipendenti e altrettanti affetti da patologie di tipo psichiatrico".
    Fra le criticità rilevate dal partito Radicale "la persistente carenza di organico del corpo di polizia penitenziaria, che può contare su 234 agenti effettivamente in servizio a fronte di una pianta organica che ne prevede 395.
    Sotto organico anche gli educatori: 3 invece dei 6 previsti.
    Sono soltanto 59 i detenuti impiegati in attività lavorative, tutti alle dipendenze dell'amministrazione penitenziaria".
    "Nell'assistenza sanitaria, competenza del servizio sanitario regionale - conclude la nota dei radicali - si segnalano ritardi e carenze che, in alcuni casi, rischiano di comprimere seriamente il diritto alla salute delle persone recluse. Il rapporto fra i detenuti e gli agenti di polizia penitenziaria è molto buono".
   

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