A più di quarant'anni
dall'introduzione dell'istituto dell'affidamento familiare
questo strumento di tutela per i minori rimane ancora una misura
difficile da applicare nella quotidianità, forse anche perché
tempi, regole e condizioni stabiliti dalla legge restano troppo
lontane dalla realtà. Se ne è parlato nella Sala del Carroccio
in Campidoglio, nel corso del convegno "L'affido: un viaggio
ancora complesso". Solo gli adolescenti in comunità, tra i 14 e
i 17 anni, nel triennio 2018-2020 - è stato detto nel corso
dell'incontro - erano ben 23mila.
"Sebbene resti in piedi la 184 del 1983, il nuovo ddl sembra
mettere in scena un attacco all'affidamento familiare e presenta
linee guida in contrasto con la centralità del minore a cui la
legge italiana garantisce il diritto a crescere in una famiglia,
preferibilmente la sua, qualora questa sia in grado di
provvedere a lui", ha esordito il capogruppo capitolino di
Azione Flavia De Gregorio.
In Italia fino alla metà degli anni '70 i minori privi di una
famiglia o con una situazione familiare fortemente problematica
venivano solitamente collocati negli istituti. Con la 149/2001 è
stata sancita definitivamente la chiusura degli orfanotrofi e si
è stabilito che i minori venissero accolti in case-famiglia,
famiglie affidatarie o adottive; mentre si è continuato a
privilegiare l'inserimento in famiglie affidatarie dei minori
che non possono permanere nel nucleo d'origine.
Emilia Russo e Karin Falconi, rispettivamente presidente e
vicepresidente dell'associazione M'Ama Dalla parte dei bambini,
hanno raccontato che la loro associazione raccoglie 10mila
famiglie, tra le quali un 25% sono formate da omosessuali o
single. I tempi di attesa di arrivo in casa di un minore, dopo
la formazione, sono in media di 24 mesi e l'associazione - tra
adozioni e affidamenti - dalla nascita ne ha guidati 190, tutti
a tempo indeterminato. Non c'è stata nessuna restituzione,
ovvero nessun minore è stato riportato dalla famiglia adottiva o
affidataria in casa-famiglia. Dei 190 abbinamenti, il 10%
ovvero 19 bimbi, è stato dato a single o coppie o single
omosessuali.
"Molti tribunali purtroppo - ha denunciato Karin Falconi - si
rifiutano di abbinare bimbi a single e coppie omognitoriali
opportunamente formate, nemmeno fanno loro dei colloqui. E così
ci sono famiglie che vengono formate ma rimangono parcheggiate
per anni e non sono mai chiamate".
Gli esponenti istitutuzionali - da Flavia De Gregorio a
Tiziana Biolghini, consigliera capitolina di Roma Futura, a
Gianna Costantini, capogruppo della lista civica Gualtieri
Sindaco a Valerio d'Angeli coordinatore delle politiche sociali
e diritti civili di Roma in Azione e Francesca Severi,
capogruppo di Azione nel XII Municipio, hanno garantito un
impegno per l'istituzione della figura dei tutori volontari, la
creazione di osservatori che consentano di avere numeri
aggiornati sul fenomeno dell'affido e la regolamentazione della
formazione, ad oggi demandata ai Comuni senza una cornice
unitaria.
"Bisogna rafforzare l'istituto dell'affido - ha concluso De
Gregorio - e per questo è indispensabile un impegno concreto da
parte della politica in modo da potenziare il sostegno economico
e il coinvolgimento di associazioni e Terzo settore, ma anche
ridurre tempi di intervento, anticipando i bisogni delle
famiglie e dei minori in difficoltà".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA