"Non una bocciatura, ma nemmeno una
condivisione entusiastica". Eugenio Albamonte sintetizza così il
giudizio dell'Associazione nazionale magistrati, di cui è
presidente, sulla riforma delle intercettazioni, che domani sarà
varata in via definitiva dal Consiglio dei ministri. Perchè,
spiega, "aver acceso una riflessione molto attenta su
intercettazioni e privacy è un passo avanti culturalmente
importante che condividiamo. Ma dal punto di vista delle
modalità operative scelte si poteva fare meglio, qualche ombra è
rimasta". Su quale sia il "punto di caduta più negativo della
riforma" Albamonte non ha dubbi: è "lo strapotere della polizia
giudiziaria nella selezione delle intercettazioni". La norma
prevede che quelle giudicate irrilevanti non vengano trascritte
ma sia indicato nel verbale soltanto il tempo di registrazione e
l'utenza intercettata. Così però, "senza che venga indicato un
minimo di contenuto dell'intercettazione ritenuta irrilevante,
diventa impossibile un vero controllo da parte del pm". Con
rischi altissimi e incomprensibili anche alla luce di quello che
è appena successo nell'inchiesta Consip: "è paradossale che,
avendo vissuto da poco il trauma di intercettazioni mal
trascritte e gli echi politici e istituzionali che ne sono
derivati, si creino le condizioni per ulteriori errori che,
diversamente dalla vicenda a cui faccio riferimento, non saranno
verificabili ex post". Albamonte non lo dice esplicitamente ma
pensa a quella frase pronunciata dall'ex parlamentare Italo
Bocchino e attribuita invece dal capitano del Noe Scafarto, ad
Alfredo Romeo come prova di un incontro tra l'imprenditore e
Tiziano Renzi, padre del segretario del Pd. Una vicenda scoperta
dai pm romani che hanno messo Scafarto sotto inchiesta. Ora
invece rimediare a errori del genere da parte dei pm non sarà
possibile,spiega il leader dell'Anm, "se non andandosi a
risentire tutti i nastri,il che equivarrà a cercare un ago nel
pagliaio". Un modo per risolvere il problema c'era e lo avevano
indicato diversi procuratori: attribuire alla polizia
giudiziaria il potere di selezionare le intercettazioni
"manifestamente irrilevanti". Un suggerimento che è rimasto
inascoltato, così come la richiesta dell'Anm di un ripensamento
sulle limitazioni introdotte all'utilizzo dei trojan, cioè dei
captatori informatici, nelle intercettazioni ambientali per
reati diversi da terrorismo e mafia. E' questo l'altro punto
dolente della riforma: "c'è una riduzione fortissima dell'uso di
questo strumento che provocherà un nocumento molto serio alle
indagini". "Positive" invece le ultime modifiche che il Cdm
introdurrà domani: "l'allargamento delle maglie della consegna
degli atti ai difensori" e la possibilità per i giornalisti di
ottenere e pubblicare l'ordinanza di custodia cautelare,
"apprezzabile per il suo valore simbolico". Ma anche in questo
caso c'è un neo: "Non si capisce perchè bisogna aspettare 12
mesi per l'entrata in vigore di questa sola norma, su cui sono
d'accordo sia gli operatori del diritto sia Parlamento e
Governo".
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