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Referendum
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Referendum: Renzi: "I grandi professori hanno perso anche ricorso al Tar"

Il premier parla dopo la sentenza del tribunale che ha dichiarato la richiesta di Si ed M5s inammissibile per difetto di giurisdizione

Redazione ANSA ROMA

"Il quesito è stato ufficialmente approvato perché i grandi professori del comitato del No hanno fatto ricorso anche al Tar del Lazio e hanno perso anche lì. Ora andiamo al merito, questo referendum non è né su di me né sul governo". Così Matteo Renzi, parlando a Rtl 102.5 commenta l'esito del ricorso di Si ed M5s al Tar sul quesito referendario. 

Il Tar del Lazio ha dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso sul quesito referendario presentato da M5s e Sinistra italiana. Il ricorso era stato presentato giudicando ingannevole il contenuto del quesito referendario.

"Sia le ordinanze dell'Ufficio Centrale per il Referendum - sottolinea il Tar -  che hanno predisposto il quesito referendario sia il decreto presidenziale - nella parte in cui recepisce il quesito - sono espressione di un ruolo di garanzia, nella prospettiva della tutela generale dell'ordinamento, e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizionale".

"Il Tar del Lazio - si legge in una nota - con sentenza n. 10445 del 20 ottobre, ha deciso il ricorso presentato dai promotori del referendum costituzionale Loredana De Petris e Rocco Crimi e dagli avvocati Giuseppe Bozzi e Vincenzo Palumbo, con il quale è stata contestata la formulazione del quesito referendario da sottoporre al voto degli elettori il 4 dicembre 2016". Nel comunicato si evidenzia che, "considerata l'urgenza di dare una risposta definitiva alla questione, il Tar non si è limitato alla richiesta cautelare e ha definito il merito della controversia, dichiarando l'inammissibilità del ricorso per difetto assoluto di giurisdizione". Secondo i giudici amministrativi, "l'individuazione del quesito contestato è riconducibile alle ordinanze adottate dall'Ufficio Centrale per il Referendum istituito presso la Corte di Cassazione ed è stato successivamente recepito dal Presidente della Repubblica nel decreto impugnato. La sentenza ritiene che sia le ordinanze dell'Ufficio Centrale per il Referendum sia il decreto presidenziale - nella parte in cui recepisce il quesito - sono espressione di un ruolo di garanzia, nella prospettiva della tutela generale dell'ordinamento, e si caratterizzano per la loro assoluta neutralità, che li sottrae al sindacato giurisdizionale". "Eventuali questioni di costituzionalità - conclude la nota - della legge sul referendum (la n. 352 del 1970), relative alla predeterminazione per legge del quesito e alla sua formulazione, sono di competenza dell'Ufficio centrale per il referendum, che può rivolgersi alla Corte costituzionale".

Il quesito referendario - si legge nella sentenza del Tar Lazio sul quesito referendario - è stato "individuato dall'Ufficio centrale per il referendum attraverso ordinanze non impugnabili con gli ordinari mezzi giurisdizionali" e "recepito" dal decreto del Presidente della Repubblica e come tale non può "riconoscersi la possibilità della sua sottoposizione a sindacato giurisdizionale". 

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