Se hai scelto di non accettare i cookie di profilazione e tracciamento, puoi aderire all’abbonamento "Consentless" a un costo molto accessibile, oppure scegliere un altro abbonamento per accedere ad ANSA.it.

Ti invitiamo a leggere le Condizioni Generali di Servizio, la Cookie Policy e l'Informativa Privacy.

Puoi leggere tutti i titoli di ANSA.it
e 10 contenuti ogni 30 giorni
a €16,99/anno

  • Servizio equivalente a quello accessibile prestando il consenso ai cookie di profilazione pubblicitaria e tracciamento
  • Durata annuale (senza rinnovo automatico)
  • Un pop-up ti avvertirà che hai raggiunto i contenuti consentiti in 30 giorni (potrai continuare a vedere tutti i titoli del sito, ma per aprire altri contenuti dovrai attendere il successivo periodo di 30 giorni)
  • Pubblicità presente ma non profilata o gestibile mediante il pannello delle preferenze
  • Iscrizione alle Newsletter tematiche curate dalle redazioni ANSA.


Per accedere senza limiti a tutti i contenuti di ANSA.it

Scegli il piano di abbonamento più adatto alle tue esigenze.

  1. ANSA.it
  2. Speciali
  3. Cannes: Loach, racconto la nuova estrema povertà

Cannes: Loach, racconto la nuova estrema povertà

Applausi a regista I, Daniel Blake, in corsa per la Palma. Brexit? Uscita è pericolosa

dell'inviata Alessandra Magliaro

Un pugno nello stomaco a colpire la nostra indifferenza? Ci pensa Ken Loach a darcelo. 80 anni il 17 giugno, anacronisticamente comunista, aveva annunciato di andare in pensione, almeno con i film di finzione dopo Jimmy's Hall, ma la sua capacità di indignarsi e la sua voglia di farci vedere la società è stata più forte. Non pensava ad un film quando con il suo amico e sceneggiatore di sempre Paul Laverty è andato a visitare, per motivi di impegno personale, una food bank, uno di quel posti - ce ne sono tanti anche in Italia in associazioni o sacrestie - dove ci si mette in fila per ricevere pasta, scatolette, olio se si è bisognosi. Quell'umanità dolente, che combatte una battaglia per la sopravvivenza, una propria sociale resilienza, li ha profondamente colpiti e da lì è partito tutto. E quel che si vede in I, Daniel Blake - oggi in concorso al festival di Cannes, in Italia in sala la prossima stagione con Cinema di Valerio De Paolis - è proprio una tragica storia di quotidiana nuova estrema povertà. E poi c'era una questione politica, "in Inghilterra va avanti da tempo una disgustosa propaganda contro il welfare, lo spreco dei soldi per l'assistenza sociale, con continui episodi anche di vessazione verso chi riceve i contributi. Ebbene, siamo andati a conoscerli e la realtà è davvero drammatica". Se il cinema è per definizione magia, fantasia, sogno, ecco state alla larga dai film di Ken Loach, specie da I, Daniel Blake perché il regista del free cinema inglese, di Riff Raff, LadyBird LadyBird, di Piovono Pietre, di Paul, Mick e gli altri, palma d'oro con Il vento che accarezza l'erba, prende lo spettatore e lo mette di fronte alla realtà più dura. Il suo protagonista Daniel (Dave Johns), 59 anni, è un brav'uomo di New Castle, un carpentiere d'esperienza, da qualche mese in malattia dopo un attacco di cuore, troppo poco malato per ricevere la pensione d'invalidità, troppo attivo per l'assistenza sociale. Alla sua età deve subire la burocrazia del jobcentre, diventare un anziano digitale, spedire esclusivamente via internet le sue richieste, farsi un curriculum e cercare lavoro e rispettare certe procedure, altrimenti c'è la sanzione e si perde ogni chance. "Salvare il lavoro significa restare vivi", dice Loach che per questa storia ha approfondito con Laverty la realtà inglese del welfare "per scoprire che tra coloro che cercano lavoro sono 2 milioni quelli che lo cercano per ricollocarsi dopo averlo perduto e che migliaia di persone sono a rischio suicidio. Abbiamo conosciuto storie così surreali che se le avessimo messe nella sceneggiatura - prosegue Laverty - sarebbero risultate non credibili". E proprio in una delle visite al jobcentre il protagonista conosce una giovane madre disperata (Hayley Squires) con i suoi due bimbi. Si forma così un quartetto di grande solidarietà, di sostegno reciproco. Ma non basta a salvarsi. "Questi due personaggi - dice Loach - sono inventati, sintesi delle decine di persone che abbiamo conosciuto, straziate dalla nuova povertà, dalla perdita del lavoro, dal precipitare giorno dopo giorno in un baratro economico, sociale, fisico. Ovunque la disperazione è enorme, per questo la propaganda contro l'assistenza sociale è crudelissima, per questo il problema è politico perché non basta la compassione tra le persone, l'umanità che pure si trova tra i singoli, l'arrangiarsi, il sopravvivere". La tragica vicenda di Daniel Blake, un personaggio brechtiano l'ha definito Loach, "aveva bisogno di semplicità, linearità di racconto. Il tono del film è stato la cosa più importante da definire, i momenti al jobcentre sono persino tragicomici".

RIPRODUZIONE RISERVATA © Copyright ANSA

Modifica consenso Cookie