VENEZIA - "Ero all'interno dell'Albania quando trovo un signore che tira fuori dal fiume dei sassi enormi. Li lavora michelangiolescamente, cioè in levare, e ne fa delle bellissime forme neo etrusche. Si chiama Gezim Hidri - racconta Jean Blancheart -. Qui invece siamo in Slovacchia, dove un'artista, con il cristallo, crea un magnifico verde: il verde Paloma. Ad Amsterdam la signora Siba Sahabi, persiana nata in Olanda, ricorda gli avi con vasi in feltro color blu Persia". Lo hanno già ribattezzato "il fiume d'Europa", perché, nell'allestimento firmato da Stefano Boeri, uno dopo l'altro, mette insieme le opere di 150 artigiani d'Europa.
Ma a vederli tutti insieme questi pezzi, tra grandi madreperle fiorite, lampade a forma di medusa, vascelli di bottiglie, potrebbe essere anche una grande battigia dove il Mediterraneo ha appena deposto i suoi frutti. Senza curarsi della provenienza, uno accanto all'altro. È Best of Europe, uno dei 16 percorsi che animano Homo Faber. Crafting a more human future, la grande mostra evento dedicata ai mestieri d'arte di tutta Europa che la Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship porta alla fondazione Giorgio Cini a Venezia dal 14 al 30 settembre.
Più di 400 artigiani, 900 oggetti e 4 mila metri quadri espositivi, in una grande celebrazione di tutto quello che gli esseri umani sanno fare meglio di qualunque macchina, dalle riflessioni tra il 'dentro' e il 'fuori' in cui Michele De Lucchi ha messo insieme 8 designer e altrettanti artigiani, agli abiti fatti a mano di Capucci, Chanel, Dolce e Gabbana che Judith Clark ha raccolto nell'ex piscina Gandini. E tra i primi allestimenti, c'è proprio Best of Europe, curato dal gallerista e antiquario italo-belga Jean Blancheart. Una vetrina d'eccezione per 150 artisti-artigiani selezionati in tutta Europa. "Qualcuno lo conoscevo, altri sono dovuto andare a cercarli di persona - racconta il curatore - perché l'artigiano è uno che lavora tutto il giorno, dimentica il cellulare, usa pochissimo le mail".
Obiettivo non solo presentare la migliore creatività, ma anche illustrare quanto sia variegato il patrimonio culturale del continente Europa, dove gli artigiani si affidano a tecniche e materiali tradizionali profondamente radicati nelle loro terre natie, trasformandoli. Così come il nostro accento rivela la nostra provenienza, o come un buon vino rappresenta il suo territorio, così questa collezione riflette il Dna dei luoghi dove ciascuna opera è stata creata, dall'artigiano di Volterra che realizza vasi decorati in alabastro, materiale che viene estratto in questa zona da ben 3.000 anni, al pellettiere spagnolo che incorpora il calco di antiche strade acciottolate nelle sue opere. "Quando l'uomo è diventato erectus, milioni e milioni di anni fa, si è ritrovato con un problema: 'che ne faccio di queste mani? - racconta Blancheart - E allora ha cominciato a usarle. Homo Faber alla fine di questa esperienza non si allontana troppo da homo ludens. Perché gli artigiani sono persone che tutta la vita 'fanno', ma facendo giocano. Giocano facendo. Di solito non diventano ricchi ma sono contenti così". Soprattutto, prosegue, "mentre ci sono tante discussioni feroci a Bruxelles qui abbiamo un'Europa unita. Di paesi magari in costante contrasto tra di loro, che però si trovano gomito gomito attraverso le loro opere. Tutte diverse, perché in Europa, ogni 50 chilometri troviamo accenti, vino e cibo diversi. E allo stesso modo variano le tecniche e le tradizioni artigiane. L'Europa è magnifica per questo e qui questa diversità si vede".
In collaborazione con:
Michelangelo Foundation