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La cultura, un valore da 620 miliardi di dollari

In 10 anni raddoppiato commercio mondiale di beni e servizi culturali

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″Per troppo tempo la parola cultura è stata considerata come l’opposto della parola sviluppo, come sinonimo di tradizioni, rivolta solo al passato. Nel migliore dei casi un’attività legata al diletto ed al superfluo, nel peggiore dei casi un freno allo sviluppo. Adesso però è giunta l’ora di guardare avanti e di rendersi conto che una nuova economia creativa, della quale l’UNESCO ha definito i contorni nel Rapporto mondiale sull’economia creativa pubblicato nel 2013, sta oggi emergendo al livello globale″. La pensa così Irina Bokova, direttrice generale dell’Unesco, spiegando che il Forum di Firenze nasce proprio ″dalla volontà comune di definire un nuovo modello di sviluppo, che punti sulla cultura come motore non solo di creatività, di innovazione e quindi di crescita, ma anche di integrazione e persino di giustizia sociale. I beni ed i servizi culturali non sono dei prodotti come gli altri. Sono, al tempo stesso, fonte di impieghi, di formazione e di reddito, ma anche portatori di valori, di identità, di fierezza personale e collettiva. Questa duplice dimensione interessa direttamente le società in crisi, poiché le difficoltà che queste attraversano, in Europa soprattutto, non sono solo economiche, ma anche sociali. Questa doppia natura dei beni e servizi culturali – spiega la direttrice UNESCO - riguarda anche le economie emergenti, che sono alla ricerca di strategie per fare in modo che la crescita duri nel tempo e che si elaborino modelli di sviluppo più innovativi, più inclusivi, riuscendo a trarre il massimo dalle nostre immense risorse culturali e creative″. ″In dieci anni il commercio mondiale dei beni e dei servizi culturali è raddoppiato, superando i 620 miliardi di dollari. Numerosi Paesi si sono resi conto dell’importanza della cultura per combattere la povertà e dare impulso all’economia. In Europa, diversi governi, in Spagna, in Irlanda, in Islanda ed altrove, hanno puntato in maniera consistente e determinante su di essa per uscire dalla crisi e dedicano sforzi notevoli allo sviluppo di filiere nell’ambito di settori come l’artigianato, la moda, le industrie audiovisive, il turismo. Questo – specifica la direttrice UNESCO - si verifica anche in paesi come la Cina e la Malesia; per non parlare dell’India, dove l'industria cinematografica rappresenta un settore strategico di primo piano, al pari della siderurgia e dell'informatica″. ″L’Italia – aggiunge poi riferendosi al nostro Pese - è una delle primissime potenze culturali al mondo. E’ quella che include il maggior numero di siti iscritti nella Lista del patrimonio mondiale dell’UNESCO ed al tempo stesso quella che favorisce l’affermarsi della cultura come un settore vivo, dinamico e moderno. Firenze è tanto un bacino economico da 32 miliardi di euro l’anno quanto il tempio di un patrimonio unico ereditato dal Rinascimento. Al turismo si aggiungono le industrie della moda, i mestieri d’arte, del design e della filiera culturale nel suo complesso, che rappresentano diverse centinaia di migliaia di posti di lavoro, il più delle volte locali, radicati in un territorio, in un sapere, in un contesto creativo″.

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