Un salario minimo fissato per legge per evitare contratti "pirata" e poi spazio alla contrattazione decentrata. Così la libertà sindacale può aiutare una contrattazione collettiva di qualità e accompagnare i grandi cambianti in corso nel mondo del lavoro, secondo la tavola rotonda del Fondo interprofessionale Fonarcom "La rappresentatività-Nuove norme di contrattazione collettiva-Prospettive a confronto". Il dibattito, che si è svolto nell'ambito del Forum TuttoLavoro organizzato da Wolters Kluwer, ha messo faccia a faccia rappresentanti delle istituzioni e delle aziende, giudici, consulenti del lavoro e professori universitari.
Il presidente del Cnel, Tiziano Treu, ha sottolineato che in alcuni settori come quello dei metalmeccanici già oggi il 95% dei contratti supera il "controllo di qualità", mentre in altri, come la logistica, la situazione è "delicatissima". La strada che indica Treu è quella fissare degli "standard minimi essenziali, almeno per chi vuole ottenere benefici contributivi". L'ex ministro del Lavoro propone inoltre la ricerca di "accordi sul confine" per definire i settori. L'importante - sottolinea il presidente del Centro studi Incontra, Salvatore Vigorini - è "liberare la contrattazione di secondo livello perché è l'unico modo di rispondere alle esigenze delle imprese".
Al forum invia un messaggio il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon. "Al fine di tutelare la sicurezza occupazionale e sociale - dichiara Durigon - è particolarmente importante lo sviluppo e il rafforzamento di politiche attive che facilitino l'occupazione e la ricollocazione, nonché l'adozione di adeguate misure di sostegno al reddito e di protezione sociale".
Sullo stesso tema interviene il presidente di Fonarcom, Andrea Cafà. "Il reddito di cittadinanza è un'azione condivisibile, ma così com'è concepito, è uno strumento di politica passiva", afferma Cafà. "Basterebbe qualche piccolo accorgimento per trasformarlo in uno strumento di politica attiva", continua il presidente di Fonarcom, che propone il coinvolgimento dei beneficiari all'interno di un'azienda per un periodo di 6-12 mesi "in modo che possano vivere un'esperienza formativa" e magari essere assunti al termine di quel periodo. Le aziende potrebbero pagare un piccolo contributo che andrebbe a raddoppiare il budget che il governo sta mettendo a disposizione".
In questo contesto, i fondi interprofessionali potrebbero svolgere un ruolo di "avvicinamento" tra i percettori del reddito di cittadinanza e mondo del lavoro, insieme ai centri per l'impegno e alle agenzie per il lavoro.
In collaborazione con:
Fonarcom