TRENTO, 2 GIU - "Raggiungere la convergenza di genere è fondamentalmente una questione di buona organizzazione del lavoro, come limitare con norme ad hoc il lavoro a oltranza e in orari strani, in particolare nelle posizioni di vertice". A dirlo, al Festival del'economia di Trento, è stata Linda Laura Sabbadini, direttrice del dipartimento per le statistiche sociali dell'Istat. "Negli Stati Uniti questo è già una realtà - ha aggiunto - e si è messo uno stop al super-lavoro, favorendo un equilibrio tra uomini e donne e permettendo anche a queste ultime di ricoprire ruoli apicali nelle professioni".
"In Italia - ha argomentato Laura Sabbadini - si è verificato dal 1993 al 2014 un avvicinamento alla parità nell'occupazione, così come per l'istruzione, tanto che le donne laureate hanno superato i laureati, ma nella fascia alta di reddito la presenza femminile non supera il 30%".
"Un cambiamento effettivo - ha proseguito - è stato promosso dalla legge del 2011 a favore della presenza di almeno il 30% di donne nei cda aziendali, che nel 2014 ha toccato quota 23%.
L'Italia però è uno dei Paesi in cui la differenza del tempo totale dedicato al lavoro non retribuito vede le donne venire prima degli uomini: segno che la cura della famiglia è ancora una questione prevalentemente femminile - ha sottolineato -. Nel 2010 il numero medio di minuti dedicato dagli uomini alla cura dei figli aumenta dal 20% del 1960 al 55%, tuttavia nel 2011 un'inchiesta europea ha rilevato che alla domanda "se in tempi di scarsità di lavoro siano gli uomini a dover avere la precedenza per un'occupazione" il 65% degli intervistati in Italia ha dichiarato di essere d'accordo, 98% in Svezia era contrario, così come il 79% nel Regno Unito e il 65% in Germania".
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