TRENTO - "La ripresa - negli Usa è cominciata già sei anni fa - potrebbe essere molto più veloce se le differenze di reddito tra il 5% di chi guadagna di più e il 95% di chi guadagna di meno fossero meno marcate". A sostenerlo, ieri al Festival dell'economia a Trento, è stato Steven Fazzari, economista della Washington University a St.Luis.
La disuguaglianza, secondo Fazzari, è un segno di debolezza per tutta l'economia a stelle e strisce, e la causa di quella che l'economista ha chiamato "stagnazione secolare", o crescita lenta, seguita alla grande crisi del 2008-2009.
La forbice tra chi guadagna di più e chi guadagna di meno si è sempre più allargata. Nel ventennio dal 1960 al 1980 i redditi del 95% che guadagna meno sono cresciuti annualmente dell'1,9%, quelli del restante 5% dei ricchi del 2,1%. Nel periodo dal 1980 al 2007, anno della grande crisi, i redditi del 95% più povero sono cresciuti dell'1,1%, quelli del 5% che guadagnano di più del 3,9%. E dopo la crisi la spesa di chi guadagna di più è schizzata verso l'alto, mentre il restante 95% non risparmia e fatica a tenere testa alla ripresa, appesantito dai debiti pregressi e dalla difficoltà di accedere a nuovo credito.
"Questa non è mobilità sociale ha concluso Steven Fazzari - perché l'economia sta sempre più nelle mani dei ricchi. Negli Usa si parla molto di democrazia, ma dal punto di vista economico non ci siamo. Abbiamo bisogno di spingere la domanda , ma non può essere sostenuta solo dai ricchi. Altrimenti avremo un problema".
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