Una nuova ondata di crediti deteriorati è in arrivo nel 2021 per effetto del Covid, ma non sarà una tempesta come nella crisi dei mutui subprime del 2011. Dai 338 miliardi previsti per l''anno in corso si salirà del 5% a quota 385 miliardi secondo l'amministratore delegato di Banca Ifis Luciano Colombini, che ha fatto il punto al tradizionale convegno d'autunno sul settore, che si è tenuto quest'anno nell'incantevole cornice di Villa Erba a Cernobbio (Como).
Secondo le stime dell'Osservatorio sugli Npl di Banca Ifis, il tasso di deterioramento dei crediti salirà dall'1,3% del 2020 al 2,8% del 2021, mentre il rapporto tra Npe (l'insieme dei crediti deteriorati, che comprende le sofferenze, gli incagli e i crediti scaduti) e il totale dei crediti erogati salirà dall'attuale 6,2% al 7,3% del 2021.
Per Colombini "l'onda si sta gonfiando, ma Venezia non è ancora allagata". "L'acqua alta - ha detto il banchiere - arriverà l'anno prossimo, quando il default rate sarà raddoppiato". Una situazione comunque migliore rispetto alla crisi del 2011. Secondo l'Ad di Banca Ifis "i risultati negativi di questa crisi sono inferiori alla crisi precedente, quando il default rate fu al 4,5%". "In questa crisi - ha sottolineato - ci sono stati interventi importanti da parte dei Governi e delle Banche centrali". Non tutto funziona come dovrebbe però. L'incaglio in questo caso si chiama Amco, il gestore pubblico dei crediti deteriorati. "La vediamo bene - ha puntualizzato Colombini - ma con una condizione imprescindibile, che sia un operatore di mercato e dai primi segnali che abbiamo non sembrerebbe che sia proprio così".
"L'industria degli Npl servicer, che ha superato gli 8mila dipendenti con operazioni effettuate per diversi miliardi di euro va tutelata", ha precisato sottolineando che Amco dovrebbe intervenire nei salvataggi, mentre, se opera sul mercato "i miliardi di intervento pubblico avrebbero un effetto distorsivo e graverebbero sulle spalle del contribuente".
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BANCA IFIS