(AGGIORNA E SOSTITUISCE IL SERVIZIO DELLE 18.03)
(di Manuela Tulli)
(ANSA) - ROMA, 2 MAG - L'accordo di massima sulle messe, tra
il governo e la Conferenza Episcopale Italiana, è stato
raggiunto. "Esprimo la soddisfazione mia, dei vescovi e, più in
generale, della comunità ecclesiale per essere arrivati a
condividere le linee di un accordo, che consentirà, nelle
prossime settimane, sulla base dell'evoluzione della curva
epidemiologica, di riprendere la celebrazione delle Messe con il
popolo", ha annunciato il Presidente della Conferenza Episcopale
Italiana, il cardinale Gualtiero Bassetti. Questo significa che,
"probabilmente entro la fine del mese", come indica Avvenire, si
potrebbe tornare a tutte le liturgie. Non è improbabile, secondo
il giornale della Cei, che l'Eucaristia con la presenza di
fedeli possa riprendere già per l'Ascensione o per la
Pentecoste, cioè o il 24 o il 31 maggio.
"Come Chiesa - riconosce Bassetti - abbiamo condiviso, certo
con sofferenza, le limitazioni imposte a tutela della salute di
tutti, senza alcuna volontà di cercare strappi o scorciatoie, né
di appoggiare la fuga in avanti di alcuno; ci siamo mossi in
un'ottica di responsabilità, a tutela soprattutto dei più
esposti. Ribadisco l'importanza che non si abbassi la guardia ma
si accolgano le misure sanitarie nell'orizzonte del rispetto
della salute di tutti, come pure le indicazioni dei tempi
necessari per tutelarla al meglio".
La Chiesa della Sardegna avrebbe potuto accelerare visto che
il governatore Christian Solinas aveva dato l'ok già dal 4
maggio. Ma i vescovi locali frenano e aspettano le indicazioni
della Cei.
In tutta Italia invece da lunedì 4 maggio saranno dunque
consentiti i funerali anche se le disposizioni, tra termoscanner
e mascherine, stanno creando delle complicazioni organizzative,
e i vescovi rispondono in ordine sparso. Da Venezia ad Aosta, da
Alba a Chioggia, qualche vescovo ha gettato già la spugna e
chiede ai parroci di restare alle modalità adottate durante le
settimane di confinamento: una benedizione veloce al cimitero
con pochi parenti, dotati di mascherine e distanziati. Nelle
grandi diocesi, Roma e Milano in testa, la Chiesa invece preme
sull'acceleratore perché saranno proprio i funerali l'apripista
per il protocollo sulle messe, sul quale la Cei prosegue la
trattativa con il governo.
Tra i commenti più duri, rispetto alle nuove disposizioni,
c'è quello vescovo di Chioggia, mons. Adriano Tessarollo:
"Allora diciamo alla gente: niente funerale in chiesa, ci hanno
gabbato. Ho comunicato ai preti di fare come si è fatto in
questi due mesi: cioè al cimitero". Ma anche senza questo sfogo
polemico sono diversi i vescovi che chiedono ai parroci di
attendere ed evitare troppe responsabilità, tra le quali la
necessità di misurare la temperatura e mandare via chi ha oltre
37 e mezzo di febbre.
Sono invece pronte a partire le parrocchie di Roma che
riceveranno i termoscanner dal Vicariato e potranno chiedere al
Campidoglio un aiuto per sanificare chiese e locali.
Atteggiamento positivo è quello espresso anche dalla diocesi di
Milano, la più grande del mondo e tra le più toccate in Italia
dal Covid-19, che dà il via ai funerali anche per le persone
decedute nelle settimane scorse, quindi anche senza bara o con
la presenza delle ceneri del defunto. Decisioni assolutamente
eccezionali, che però rispondono anche al momento eccezionale
vissuto dal Paese. (ANSA).