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G7, monito alla Cina sulla 'militarizzazione' della regione Asia-Pacifico

'Che Pechino faccia pressione su Mosca per il suo ritiro dall'Ucraina'

    I leader del G7 hanno messo in guardia la Cina sulle sue "attività di militarizzazione" nella regione dell'Asia-Pacifico, mantenendo allo stesso tempo ferma la volontà di avere con Pechino "relazioni costruttive e stabili". In un comunicato finale diffuso a summit ancora in corso a Hiroshima, i leader dei Sette Grandi hanno anche esortato Pechino "a fare pressione sulla Russia affinché fermi la sua aggressione militare e ritiri immediatamente, completamente e incondizionatamente le sue truppe dall'Ucraina".

   Il G7 resta "seriamente preoccupato" per la situazione nei mari Cinese orientale e meridionale, esprimendo "con forza opposizione a ogni tentativo unilaterale di modificare lo status quo con forza o coercizione". Nella dichiarazione finale, i leader hanno ribadito da Hiroshima "l'importanza di pace e stabilità attraverso lo Stretto di Taiwan, indispensabili a sicurezza e a prosperità nella comunità internazionale", assicurando che "non vi sono cambiamenti di base tra i membri del G7 su Taiwan, inclusa la dichiarazione sulla politica della 'Unica Cina'. Allo stesso tempo, l'invito è di "risolvere con mezzi pacifici le questioni". 

    I Sette Grandi chiedono alla Cina "di agire in conformità con i suoi obblighi" ai sensi della Convenzione di Vienna sulle Relazioni diplomatiche e la Convenzione di Vienna sulle relazioni consolari, "e a non condurre attività di interferenza volte a minare la sicurezza e l'incolumità delle nostre comunità, l'integrità delle nostre istituzioni democratiche e della nostra prosperità economica".

   Inoltre, sul fronte dei diritti umani, il G7 continuerà ad esprimere "preoccupazioni sulla situazione in Cina, compreso il Tibet e lo Xinjiang, dove il lavoro forzato è per noi motivo di grande preoccupazione. Chiediamo di onorare gli impegni ai sensi della Dichiarazione congiunta sino-britannica e della Legge fondamentale (la mini-Costituzione, ndr), che sanciscono diritti, libertà e un alto grado di autonomia per Hong Kong".

   Il G7 ha rimarcato che "non esiste una base legale per le estese rivendicazioni marittime di Pechino nel mar Cinese meridionale (come chiarito dal tribunale arbitrale il 12 luglio 2016 nel contenzioso Filippine-Cina, ndr) e noi ci opponiamo alle attivita' di militarizzazione della Cina nella regione'.

   I leader sono 'uniti' e 'pronti' a costruire relazioni costruttive e stabili con la Cina, riconoscendo l'importanza di impegnarsi con franchezza ed di esprimere 'le nostre preoccupazioni direttamente'. L'obiettivo e' 'agire' nel nostro interesse nazionale, pur osservando come sia 'necessario cooperare con la Cina, dato il suo ruolo nella comunità internazionale e le dimensioni della sua economia, sulle sfide globali e sulle aree di interesse comune'.

   La richiesta all'indirizzo di Pechino e' di cooperare su temi come la crisi climatica, la biodiversità e la conservazione delle risorse naturali nel quadro degli accordi di Parigi e Kunming-Montreal, affrontando 'il problema del debito dei Paesi vulnerabili', la loro sostenibilita' e il loro fabbisogno finanziario, nonche' la loro stabilita''. 

   Prima ancora che arrivasse la dichiarazione finale del G7, dove i Paesi si dicono "seriamente preoccupati"
per la situazione nello Stretto di Taiwan, la Cina aveva  già rilasciato una dichiarazione dove ricorda che "la risoluzione della questione di Taiwan è di competenza cinese". Lo riporta la Bbc.

   Pechino ha anche esortato il G7 a "smettere di interferire grossolanamente negli affari interni degli altri Paesi" e a "interrompere la pratica di formare piccoli circoli per il confronto in blocco".

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