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Putin e Xi rafforzano l'asse, 'Pronti alla pace cinese'

Patto sul nuovo ordine mondiale. Zelensky vuole sentire Pechino. La Casa Bianca critica: 'La Cina non ha una posizione imparziale sulla guerra'

Nessuna proposta di cessate il fuoco, nessuna svolta clamorosa per trovare una soluzione negoziata del conflitto in Ucraina ma un rafforzamento dell'asse "strategico" tra Russia e Cina per "un nuovo ordine mondiale". Questi i risultati dei due giorni di fitti colloqui del presidente cinese Xi Jinping con Vladimir Putin a Mosca, conclusi con tanti affari e il pieno sostegno del capo del Cremlino all'iniziativa diplomatica cinese. Niente tuttavia lascia presagire che ci sarà una risposta positiva da parte dell'Ucraina e dell'Occidente, mentre anzi le tensioni aumentano per la notizia delle armi all'uranio impoverito che la Gran Bretagna si appresterebbe a fornire a Kiev.

Le quattro ore e mezza di confronto faccia a faccia tra Putin e Xi ieri e le tre ore di colloqui svoltisi oggi alla presenza delle delegazioni hanno partorito due dichiarazioni congiunte: una sullo sviluppo della cooperazione economica da qui al 2030, l'altra sul rafforzamento del "partneriato strategico". Decisioni tutto sommato attese fin dalla vigilia. Sull'altro aspetto cruciale della missione, cioè il piano di pace cinese, non si registrano invece sviluppi sostanziali, al di là del fatto che entrambi hanno sottolineato l'esigenza di una soluzione negoziata. Mosca, infatti, sostiene l'iniziativa di Pechino, ma lamenta che dall'altra parte non c'è la necessaria buona volontà.

Il piano cinese può essere preso come base per un accordo di pace, ma solo "quando l'Occidente e Kiev saranno pronti", ha detto Putin. Il problema, ha lamentato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, è che "i Paesi europei e soprattutto Washington non consentono a Kiev nemmeno di pensare" ad un negoziato. "Ora che le maschere sono cadute, i Paesi occidentali mostrano il loro ghigno feroce", ha aggiunto il portavoce. Nei giorni scorsi la Casa Bianca aveva già detto a Kiev che comunque non avrebbe dovuto accettare un'eventuale, ingannevole proposta di cessate il fuoco. E oggi, ancora prima della fine dei colloqui a Mosca, il consigliere presidenziale ucraino Mikhailo Podolyak ha messo in chiaro che l'Ucraina non acconsentirà ad una tregua: "Ogni tentativo di congelare il conflitto lo farebbe protrarre; un cessate il fuoco significherà una cosa sola, una guerra non finita che brucia nel cuore d'Europa", ha scritto Podolyak in un tweet. Non ci sono ancora notizie certe, del resto, su una telefonata che secondo alcuni media Xi avrebbe dovuto fare a Volodymyr Zelensky dopo la visita a Mosca.

Il presidente ucraino ha tuttavia detto di essere pronto a un dialogo con Pechino: "Abbiamo offerto alla Cina di diventare un partner nell'attuazione della formula di pace. Abbiamo trasmesso la nostra formula su tutti i canali. Vi invitiamo al dialogo. Aspettiamo la vostra risposta", ha detto Zelensky aggiungendo di "ricevere segnali, ma niente ancora di concreto".

 A rasserenare gli animi non aiuta certo l'annuncio della vice ministra della Difesa britannica, Annabel Goldie, secondo la quale Londra intende fornire all'Ucraina anche munizioni perforanti all'uranio impoverito da usare contro i carri armati russi. Lo spettro del nucleare, sebbene depotenziato, torna quindi ad aleggiare su un conflitto che molti temono già possa provocare uno scontro diretto tra la Nato e Mosca. Putin ha detto che se tali forniture avverranno, la Russia sarà costretta a "reagire", anche se non ha precisato come. 

In questo quadro poco confortante si inseriscono gli attacchi al fronte occidentale contenuti nella dichiarazione finale dei colloqui russo-cinesi, in cui i due Paesi serrano i ranghi per accusare gli Usa di "minare" la sicurezza globale e si dicono "preoccupati" per i rischi derivanti dal piano Aukus per la costruzione di sottomarini nucleari tra Usa, Gran Bretagna e Australia. Allo stesso tempo affermano che una guerra nucleare non deve essere "mai scatenata" perché non avrebbe vincitori. La visita di Xi si conclude dunque con il compattamento dei due fronti contrapposti, Occidente da un lato e alleanza russo-cinese dall'altro. Pechino continuerà a considerare le sue relazioni con Mosca come "prioritarie", ha sottolineato Xi, invitando Putin per una visita in Cina entro quest'anno, magari per partecipare al terzo forum della Belt and Road, la nuova via della seta, che Pechino ha in programma di organizzare a breve.

LA CASA BIANCA: LA CINA NON HA UNA POSIZIONE IMPARZIALE SULLA GUERRA
La Cina non ha una posizione imparziale sulla guerra in Ucraina e se vuole giocare un ruolo costruttivo dovrebbe sollecitare la Russia a mettere fine al conflitto: lo ha detto il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale Usa John Kirby, aggiungendo che rispettare la carta Onu significa che Mosca deve ritirarsi da tutta l'Ucraina.

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