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L'Onu denuncia la repressione dopo la morte di Amini

Almeno due morti nelle manifestazioni di protesta

L'Onu denuncia "la violenta repressione" alle manifestazioni in Iran a seguito della morte di Mahsa Amini, la 22enne arrestata perché non portava il velo in modo "appropriato" e deceduta tre giorni dopo in ospedale a causa delle percosse degli agenti.  L'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (Unhchr) ad interim, Nada Al-Nashif, ha espresso oggi la sua preoccupazione per la morte di Amini, avvenuta mentre la donna era in stato di fermo da parte della "polizia morale" che applica le rigide regole sull'hijab, e per la violenta reazione delle forze di sicurezza alle proteste che ne sono seguite. Lo si legge in un comunicato.

   "La tragica morte di Mahsa Amini e le accuse di tortura e maltrattamenti devono essere indagate in modo rapido, imparziale ed efficace da un'autorità indipendente competente, assicurando, in particolare, che la sua famiglia abbia accesso alla giustizia e alla verità", sostiene Al-Nashif. Secondo la portavoce dell'Ufficio dell'Alto Commissario, Ravina Shamdasani, "da due a cinque persone sarebbero state uccise" durante le proteste per la morte della giovane donna in diverse città del Paese, compresa la capitale Teheran dopo che la polizia ha "sparato munizioni vere" e usato gas lacrimogeni. Al-Nashif ha inoltre sottolineato che le leggi sull'obbligo del velo continuano a destare preoccupazione in Iran, dove apparire in pubblico senza hijab è punibile con il carcere.

   Mahsa Amini, 22 anni, originaria della regione nord-occidentale del Kurdistan, fu arrestata la settimana scorsa mentre era in visita alla sua famiglia a Teheran. È morta venerdì in ospedale dopo tre giorni di coma.  "Per cause naturali", secondo le autorita' iraniane, ma in base alle
informazioni trasmesse dall'Alta Commissione, la giovane e' stata duramente picchiata alla testa e poi sbattuta contro un veicolo.


    
   

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