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Bombe su Macallè, Unicef conferma 'colpito un asilo'

Diversi bambini uccisi e feriti. Tre giorni fa la ripresa dei combattimenti

L'Unicef ha condannato oggi l'attacco sferrato ieri dalle forze aeree etiopi contro Macallè, la capitale della regione ribelle del Tigray, affermando che è stato colpito un "asilo" e che diversi bambini sono stati uccisi e sono rimasti feriti. Si tratta della prima conferma da parte di un organismo internazionale che è stato colpito un asilo, come avevano sostenuto ieri le autorità ribelli del Tigray. Il governo etiope aveva affermato che si trattava solo di "obiettivi militari".

Le forze aeree etiopi hanno bombardato la capitale della regione del Tigray, Macallè: lo hanno reso noto un portavoce dei ribelli e fonti umanitarie. Sono stati colpiti "un'area residenziale civile e un asilo", ha detto un portavoce del Fronte di Liberazione del Popolo del Tigray, Kindeya Gebrehiwot. Da parte loro, due fonti umanitarie hanno detto di essere state informate di un attacco aereo a Macallè, senza fornire dettagli.

Nell'attacco sono rimaste uccise almeno quattro persone, tra cui due bambini, secondo quanto ha riferito un alto funzionario dell'ospedale principale della città. Il nosocomio Ayder "ha accolto 13 pazienti, quattro dei quali sono morti prima di arrivare" in ospedale. "Due dei deceduti sono bambini", ha affermato il direttore sanitario della struttura, Kibrom Gebreselassie, in un messaggio all'Afp.

Il bombardamento arriva due giorni dopo la ripresa dei combattimenti tra le forze governative e i ribelli tigrini del Fronte di liberazione del popolo del Tigrè (Tplf) al confine sud-orientale della regione ribelle del nord dell'Etiopia che hanno posto fine a cinque mesi tregua. "A mezzogiorno, un aereo (...) ha sganciato bombe su una zona residenziale e un asilo nido a Macallè. Civili sono rimasti uccisi e feriti", ha scritto Kindeya Gebrehiwot, portavoce delle autorità ribelli, in un messaggio all'Afp. Poco dopo, il governo federale ha ammesso in un comunicato stampa che, pur rimanendo "pienamente preparato" a dialogare incondizionatamente con i ribelli, ha voluto "compiere azioni contro le forze militari (...) contrarie alla pace".

L'esecutivo del primo ministro premio Nobel per la pace Abiy Ahmed ha invitato gli abitanti del Tigrè "a stare lontano dalle aree in cui si trovano attrezzature militari ribelli e strutture di addestramento". Il bombardamento segna un'escalation dei combattimenti che la comunità internazionale teme possano portare a una ripresa del conflitto su larga scala, vanificando le già magre speranze di negoziati di pace. Dall'altro ieri molti paesi e organizzazioni internazionali con Onu, Stati Uniti e Unione europea in testa hanno chiesto una cessazione delle ostilità e una soluzione pacifica del conflitto che dura da 21 mesi. Da quando è scoppiata nel novembre 2020, la guerra nel nord dell'Etiopia ha causato diverse migliaia di vittime, oltre due milioni di sfollati. Inoltre centinaia di migliaia di etiopi sono scivolati in condizioni prossime alla fame, secondo le Nazioni Unite. La tregua affermatasi a fine marzo ha consentito fra l'altro la graduale ripresa delle consegne di aiuti umanitari su strada al Tigrè dopo un'interruzione di tre mesi.   

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