"L'Europa è leader mondiale nello sviluppo e nella produzione di vaccini. Entro la fine dell'anno raggiungeremo una capacità produttiva annua di 2-3 miliardi di dosi". Lo sostiene il commissario Ue responsabile della strategia vaccinale anti-Covid, Thierry Breton, in un'intervista a Milano Finanza. "La capacità di produzione in Europa - spiega - sta aumentando rapidamente. In gennaio sono state prodotte 14 milioni di dosi, a febbraio 28 milioni, a marzo ci aspettiamo più di 60 milioni, e nel secondo trimestre avremo almeno 100 milioni di dosi al mese. Sulla base di queste cifre, ci aspettiamo che l'Europa sia in grado di produrre e consegnare entro la metà di luglio agli Stati membri vaccini sufficienti a mettere i governi nazionali in condizione di portare avanti le loro campagne di vaccinazione per raggiungere l'immunità (70 % della popolazione adulta)".
Sulle polemiche per la gestione dei vaccini da parte di Bruxelles, Breton spiega che "l'anno scorso l'Ue ha concluso contratti con 6 case farmaceutiche che stavano sviluppando potenziali vaccini, assicurandosi un portafoglio di oltre 2,6 miliardi di dosi", ma "per produrre vaccini su questa scala, è necessario un incremento senza precedenti della capacità produttiva in tutta Europa". "Da un lato - riconosce Breton -, devo purtroppo constatare che un produttore, AstraZeneca, non soddisfa le aspettative e gli impegni contrattuali, avendo consegnato solo 30 dei 120 milioni di dosi promessi entro il 31 marzo. Dall'altro lato, ci sono due produttori, BioNTech e Moderna, che stanno rispettando i loro impegni".
In merito alla possibilità di usare nell'Ue anche il russo Sputnik V, previa autorizzazione dell'Ema, Breton ribadisce che "a tutt'oggi l'Ue dispone già di un largo portafoglio di vaccini sicuri ed efficienti già autorizzati e in via di produzione di massa. Oggi, abbiamo 4 vaccini approvati, e probabilmente molto presto un quinto. La nostra priorità ora è l'aumento della produzione di questi vaccini, non cercare nuovi accordi".
Il Commissario al mercato interno conferma inoltre che, per quanto riguarda la clausola del Patto di stabilità che ha consentito ai governi di discostarsi dai requisiti di bilancio per far fronte alla crisi, "le attuali indicazioni preliminari sembrano suggerire di continuare ad applicare la clausola di flessibilità nel 2022 e di disattivarla a partire dal 2023".
Di fronte alle sfide delle Big Tech, Breton ritiene che sia "giunto il momento che l'Europa stabilisca i propri termini e condizioni che le piattaforme devono rispettare. È questo l'obiettivo del Digital Services Act e del Digital Markets Act: creare uno spazio digitale più sicuro per i cittadini dell'Ue, in cui i diritti fondamentali dei cittadini siano tutelati in quanto utenti di questi servizi digitali e allo stesso tempo creare condizioni di mercato che promuovano l'innovazione, la crescita e la competitività, sia nel mercato unico europeo che a livello mondiale". (ANSA).