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Coronavirus, 200mila contagi nel mondo, più morti in Ue che in Asia

Allarme Oms sull'Africa. Onu, a rischio 25 mln di posti di lavoro

La pandemia di coronavirus ha superato due nuove soglie psicologiche: 200.000 contagi e 8.000 vittime in tutto il mondo, con più decessi in Europa che in Asia per la prima volta. "Una minaccia senza precedenti" che secondo l'Onu può bruciare 25 milioni di posti di lavoro a livello globale. E può portare a conseguenze catastrofiche nelle zone più fragili del pianeta, come l'Africa, a cui l'Oms ha chiesto di "svegliarsi". Al momento è l'Europa è il grande malato. L'Unione ha blindato i confini esterni e centinaia di milioni di persone vivono in parziale o totale lockdown per fermare l'escalation di contagi.

Il Belgio è l'ultimo paese, dopo Italia, Francia e Spagna, ad avere chiuso quasi tutto per limitare i contatti. In Spagna l'epidemia galoppa, 13.700 casi e oltre 550 morti, ma "il peggio deve ancora arrivare", ha avvertito il premier Pedro Sanchez, che ha disposto anche la chiusura di tutti gli hotel entro il 24 marzo, invitando i turisti ad andarsene. In Germania la situazione è così grave che Angela Merkel ha deciso di rivolgersi direttamente alla nazione in tv per la prima volta. Per la cancelliera la battaglia contro il coronavirus "è una sfida storica" e conterà anche "quanto ciascuno seguirà con disciplina le regole". Le autorità sanitarie hanno spiegato che serviranno "mesi" per uscirne, ma se il piano per minimizzare i contatti fallisse, i contagi potrebbero arrivare "fino a 10 milioni".

Nel Regno Unito, dove sono stati superati i cento morti, da venerdì tutte le scuole chiuderanno fino a nuovo ordine. Boris Johnson ha definitivamente abbandonato le cautele iniziali promettendo "tutto ciò che serve" per sostenere i lavoratori costretti a casa ed il sistema sanitario. Con l'obiettivo di condurre 25mila test al giorno. Anche Donald Trump ha adottato un approccio commisurato all'emergenza, se si guarda ai numeri negli Stati Uniti: oltre 6.000 contagi e 118 morti, tutti i 50 Stati colpiti. Trump si è paragonato ad un presidente "in tempo di guerra" ed ha annunciato nuove misure: lo stop del traffico non essenziale con il Canada, due navi ospedale a New York e nella costa del Pacifico e la richiesta al Congresso di stanziare 800 miliardi di dollari per cittadini e piccole e medie imprese. Il tycoon non ha rinunciato a punzecchiare Pechino, continuando a parlare di "virus cinese" e sostenendo che avrebbe potuto avvertire il mondo "molto prima" di quanto stava per accadere. In Medio Oriente l'Iran resta il paese più in difficoltà, con oltre mille morti e quasi 17.400 casi di contagio (meno soltanto di Cina e Italia). Israele ha vietato l'ingresso a tutti gli stranieri.

Anche la mappa del contagio in Africa desta allarme, perché i Paesi colpiti sono oltre 30 su 54 (si registra anche la prima vittima in Africa sub-sahariana, in Burkina Faso) ed i sistemi sanitari non sono all'altezza della pandemia. L'Africa "deve prepararsi al peggio", è il monito del capo dell'Oms, l'eritreo Tedros Adhanom Ghebreyesus: "Il mio continente deve svegliarsi" e, tra le altre cose, cancellare gli assembramenti di massa. Anche il Sud America si scopre vulnerabile. Il Cile ha dichiarato lo stato d'emergenza, in Perù è scattato il coprifuoco. In Brasile uno studio prevede fino a cinquemila contagi entro la prossima settimana. Anche se il presidente Jair Bolsonaro sembra preoccuparsi più dell'Italia, dove - ha detto - ci sono "tanti morti perché è piena di vecchietti...".

Il Covid-19 ha un impatto devastante non solo per la salute. L'Unesco ha rilevato che la metà degli studenti di tutto il mondo in questo momento non ha una scuola in cui andare, mentre per un'altra agenzia Onu, l'Ilo, 25 milioni di posti di lavoro potrebbero scomparire. E sull'emergenza coronavirus l'Arabia Saudita, presidente di turno del G20, ha chiesto un summit straordinario dei leader. Ovviamente in videoconferenza.

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