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Trump a Londra: tappeto rosso a Buckingham Palace

Il sindaco Khan? Un perdente

Un americano a corte. Donald Trump trova il tappeto rosso ad accoglierlo a Buckingham Palace, nel primo giorno di una visita di Stato nel Regno Unito tanto contestata quanto voluta, e si prepara a portare a casa quel che cercava: la passerella sfarzosa del cerimoniale monarchico, i primi piani volitivi accanto a Elisabetta II, lo suggestione un po' arcana dei simboli regali da mostrare all'elettorato amico d'oltreoceano.

In barba alle proteste di tanti londinesi (che si mobilitano, ma per ora vengono tenuti a debita distanza dai dispositivi blindati della sicurezza); a qualche gaffe (come la goffa stretta di mano a pugno chiuso alla regina); agli imbarazzi di una politica britannica in piena convulsione sulla Brexit; alle reciproche freddezze con una premier, Theresa May, ormai prossima al passo d'addio. E in barba alle polemiche d'occasione che il presidente americano è ancora una volta il primo a cavalcare a muso duro, in spregio a ogni diplomazia. Lo scontro di giornata è con il primo cittadino della metropoli sul Tamigi, il laburista Sadiq Khan: primo sindaco di una capitale europea figlio d'immigrati musulmani.

Già bersaglio in passato degli strali e delle provocazioni di The Donald, Khan in questo caso non ha esitato ad alzare lui i toni alla vigilia, dando in sostanza del "fascista" al presidente-tycoon. L'ospite ha replicato da par suo, senza neppure aspettare di mettere il piede a terra. Con una raffica di tweet dall'Air Force One in cui non solo si è divertito a prendere in giro l'interlocutore per la bassa statura ("insulti infantili", nella parole di un portavoce del Municipio), ma ha sparato ad alzo zero: Khan, ha sentenziato, ha fatto un "pessimo lavoro, mi ricorda il nostro stupidissimo e incompetente sindaco (democratico) di New York, Bill de Blasio, solo che è alto la metà. E' scioccamente cattivo verso il presidente degli Usa, di gran lunga l'alleato più importante della Gran Bretagna, ed un perdente totale che dovrebbe occuparsi del crimine a Londra, non di me". Una dichiarazione di ostilità destinata inevitabilmente a inasprire il botta e risposta. E a gettare benzina sul fuoco delle proteste che già lo attendevano.

Proteste marginalizzate dalle linee rosse della polizia, ma che domani occuperanno il cuore della capitale del Regno, a Trafalgar Square, fra slogan, sarcasmo e comizi: incluso quello di Jeremy Corbyn, leader del Labour e dell'opposizione parlamentare, protagonista con altri esponenti politici di un irrituale strappo alle regole istituzionali sancito anche dal boicottaggio del banchetto di Stato offerto stasera dalla sovrana in onore di Trump. Banchetto che tuttavia - con i suoi 170 invitati scelti, la famiglia reale al gran completo eccezion fatta per la ribelle Meghan Markle, le argenterie e le cristallerie di palazzo e la servitù in alta uniforme - basta e avanza a nutrire l'orgoglio di Trump. Pronto persino a prestarsi per qualche ora ai toni soffusi per godersi gli onori di un'accoglienza riservata in passato solo a tre dei 13 presidenti Usa incontrati da Elisabetta nei suoi 67 anni sul trono (e solo in tempi recenti, con George W. Bush e Barack Obama prima di lui): dalle salve di cannone di Buckingham Palace, al passaggio in rassegna della guardia reale, alla visita all'abbazia di Westminster con la corona di fiori di rito al milite ignoto, al tè con l'erede al trono Carlo.

Sempre con al fianco la first lady Melania (nel pomeriggio in Dolce e Gabbana) e non senza la presenza sullo sfondo, nel seguito dello staff presidenziale, di tutti e 4 i figli adulti del magnate: a cominciare da Ivanka, con il rampante consorte Jared Kushner. Domani sarà il momento degli incontri più strettamente politici, a suggello di una 'special relationship' che talora il presidente-miliardario sembra scuotere, ma a cui il governo conservatore di Londra si aggrappa comunque come a una sponda vitale in tempi d'incertezze legate all'uscita dall'Ue. Incontri poco più che formali con la dimissionaria May, attesa dall'uscita di scena il 7 giugno subito dopo la conclusione di questa visita con la commemorazione dei 75 anni del D-day, forse il momento più alto dell'alleanza britannico-americana. E che Trump - sostenitore esplicito di un divorzio no deal fra Londra e Bruxelles - non nasconde affatto di sperare di veder presto sostituita dal brexiteer Boris Johnson, se non dal suo "amico" Nigel Farage: di gran lunga i due politici britannici più elogiati e graditi dall'inquilino della Casa Bianca.

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