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Theresa May, la donna che vuole salvare la GB: 'Sono la persona migliore per fare il premier'

IL PROFILO - La ministra scende in campo e si candida a primo ministro, "voglio riunire Paese"

"Mi chiamo Theresa May e sono la persona migliore per fare il premier della Gran Bretagna". Così, sobria come la camicia bianca che indossava sotto la giacca di tartan blu e verde, il ministro dell'Interno del governo Cameron ha annunciato la propria candidatura alla leadership Tory. Voce ferma, sguardo sicuro, May è già data in cima alle preferenze dei britannici che votano i conservatori. Lei si propone come l'unica in grado di unificare l'anima euroscettica e quella pro-Remain all'interno dei Tory. Nei mesi scorsi del resto ha sostenuto il sì all'Ue per lealtà al premier, ma in sordina, mantenendo un profilo basso. Quasi disinteressandosene. "Sono Theresa May" e non paragonatemi a nessun altro. Quando in conferenza stampa le si propone il confronto con Angela Merkel lei si smarca.

"Sono me stessa". Poi manda una frecciatina a quei colleghi di partito che conducono una vita più sotto i riflettori della sua. "Non sono una che fa gli show, non faccio pettegolezzi, non vado a bere ai bar del Parlamento. Faccio il mio lavoro". Passi lunghi e ben distesi. Qualcosa in comune con la cancelliera tedesca ce l'ha. Il padre pastore protestante, ad esempio. Un'educazione austera e rigida. May ha anche un nonno sergente maggiore dell'esercito, dettaglio che non manca di sottolineare annunciando di avere i requisiti adatti a governare i sudditi di Sua Maestà. Nata nella città costiera di Eastbourne, 60 anni da compiere, ha studiato geografia a Oxford. E' lì che ha conosciuto il marito Philip grazie all'amica Benazir Bhutto, futura premier del Pakistan, che li ha presentati a un party di giovani Tories. Va a messa tutte le domeniche e non ha figli.

"Semplicemente non è successo", ha risposto una volta sull'argomento. E' favorevole alle nozze gay ma ha votato contro le adozioni. Dopo la laurea e prima di buttarsi in politica ha lavorato alla Banca d'Inghilterra. Nel 2012 è diventata la prima presidente donna dei Tory ed ha cominciato la sua scalata che l'ha portata a svolgere un ruolo, quello di ministro dell'Interno, considerato in Gran Bretagna nella "top four" degli incarichi dopo quelli di premier, cancelliere dello Scacchiere e ministro degli Esteri. In questi anni si è distinta per una politica inflessibile sull'immigrazione alzando la soglia del salario minimo per i lavoratori non europei che vogliono stabilirsi in Gran Bretagna. E si è guadagnata la stima dell'ala più conservatrice del partito con l'espulsione del predicatore radicale Abu Qatada. Ha anche ricevuti diversi attacchi da parte dei Labour e delle organizzazioni per i diritti umani quando ha lanciato la proposta, ritirata, di far uscire la Gran Bretagna dalla Convenzione europea per i diritti dell'uomo o quando decise di applicare la legge sul terrorismo per tenere in carcere David Miranda, partner del famoso giornalista Glenn Greenwald che ha fatto lo scoop sul caso Snowden. I suoi detrattori hanno scritto che "di lei la gente si ricorda solo le scarpe particolari".

In effetti, sembra che il ministro degli Interni abbia una passione per le scarpe, rigorosamente tacco basso, massimo cinque centimetri. Commenti sessisti a parte, a sentirla parlare oggi c'è da scommettere che la preoccupazione di Theresa non sono le critiche dei giornalisti né il confronto con la Merkel. Il termine di paragone con cui rischia di doversi paragonare May si chiama Margaret Thatcher. Il fantasma di ferro con cui lei, e tutte le donne che aspirano a un ruolo di leadership in Gran Bretagna, specie se Tory, prima o poi devono fare i conti.

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