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Luxleaks, in Lussemburgo lo schema fiscale segreto. Jucker sotto pressione

Ppe fa quadrato. Padoan, la sua credibilità non è a rischio

(di Lucia Sali)

 Resta sotto controllo, almeno per ora, lo scandalo LuxLeaks ma soprattutto i suoi effetti sul neo presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker, finito nel mirino in quanto considerato il 'padrino' degli accordi fiscali anti-tasse stretti dal Lussemburgo quando era premier.
A fare quadrato attorno a lui il Ppe, mentre acqua sul fuoco arriva anche dal presidente di turno dell'Ecofin Pier Carlo Padoan. E se i socialisti europei pretendono spiegazioni, l'Europarlamento non ha ancora chiesto un'audizione di Juncker.
La Commissione ostenta tranquillità, mentre il solo a perdere le staffe finora è stato il premier del Gran Ducato Xavier Bettel.
"La Commissione e il suo presidente sono impegnati nella lotta all'evasione come lo stesso Juncker ha detto nel suo discorso programmatico davanti all'Europarlamento il 15 luglio", per questo, ha martellato il portavoce dell'esecutivo Ue Margaritis Schinas, "Juncker ha deciso di fondere il portafoglio agli affari economici con quello alla fiscalità assegnandoli entrambi a Pierre Moscovici".
Per i popolari "è chiaro che la Commissione deve investigare sulla situazione del Lussemburgo" ma "Juncker ha detto chiaramente che sarà imparziale e non interverrà", ha messo in chiaro il capogruppo Manfred Weber. Il messaggio è chiaro: l'ex premier Ppe del Gran Ducato non si tocca. "Non c'è nessuna responsabilità diretta nella vicenda", ha avvertito il vicepresidente del Ppe Antonio Tajani. E anche per il ministro Padoan le rivelazioni sugli accordi fiscali non mettono a rischio la credibilità di Juncker, ma sono piuttosto "il risultato di un clima in cui c'è molta più trasparenza".
I socialdemocratici, parte della 'grosse koalition' su cui si regge il sistema delle nuove cariche Ue, vogliono però spiegazioni. Juncker "deve sentire l'obbligo di chiarire la vicenda", e questo "a prescindere" dalla convocazione ufficiale dell'Europarlamento, ha sottolineato il vicepresidente David Sassoli, mentre il collega Nicola Danti ha chiesto una commissione d'inchiesta. A pronunciarsi su una convocazione d'urgenza di Juncker davanti all'Aula sarà la riunione dei segretari generali dei gruppi martedì prossimo, il cui esito però, visto il complesso equilibrio delle forze politiche, resta aperto. Al Berlaymont, in ogni caso, sono preparati: Juncker era già stato avvertito dello scoppio del LuxLeaks, un attacco 'ad personam' avvenuto, fanno notare, non a caso proprio il giorno della prima riunione della sua Commissione. "E' inaccettabile che si immerga il Lussemburgo nella merda", ha sbottato, letterale, il premier Bettel, forse l'unica - per ora - vittima dello scandalo. 

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