Passo indietro del petrolio e
crollo del gas. E' lo scenario che si presenta sul fronte delle
materie prime con il procedere della gerra tra Russia e Ucraina.
Il primo inverte la rotta sia per le estrazioni negli Usa (Wti
-0,63% a 86,32 doillari al barile) sia per quelle nel Mare del
Nord (Brent -3,23% a 92,65 dollari al barile).
In forte calo anche il gas naturale, che scende ad Amsterdam
sotto quota 220 euro. Per un MWh di potenza equivalente, i
futures su ottobre cedono l'11,36% a 218 euro. Un vero e
proprio crollo rispetto alle recenti quotazioni. Dinamica simile
anche a Londra, dove per ogni singola unità termica Mbtu la
richiesta è di 3,9 sterline esatte (-15,7%).
Tiene l'oro (+0,08% a 1.711,76 dollari l'oncia) e corre il
ferro (+1,84% a 692 dollari la tonnellata), mentre si muove meno
l'acciaio (+0,74% a 3,692 dollari la tonnellata) sul fronte dei
metalli.
Il prosieguo dele esportazioni di grano dai porti
dell'Ucraina allenta la tensione sul cereale. Il grano duro cede
lo 0,23% a 875,75 dollari e quello tenero lo 0,68% a 805,50
dollari. In entrambi i casi il prezzo è riferito all'unità
contrattuale da 5mila staia (bushel).
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