"Occorre liberarsi quanto prima"
delle clausole di salvaguardia "ancora attive (28,8 miliardi tra
il 2020-21) in modo da restituire credibilità ai conti pubblici.
Il Governo dovrebbe proporre alla Commissione Ue un piano in cui
si impegna a non introdurre nuove clausole e a coprire una quota
sufficientemente ampia di quelle in vigore". Lo sostiene il
Centro studi di Confindustria, sottolineando che il ricorso alle
clausole, negli ultimi anni basate sugli aumenti di Iva e
accise, non sta avendo l'effetto di "rassicurare istituzioni
europee e mercati, motivo per cui erano state introdotte", ma di
"aumentare l'incertezza sui conti pubblici italiani. Gli
obiettivi programmati finiscono, infatti, sistematicamente per
non essere raggiunti a causa della sterilizzazione in larga
parte a deficit delle clausole".
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