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La camelia, fiore di Proust e di Chanel

Borghesi racconta origini, specie e riferimenti letterari

LA CAMELIA - LA NAZIONE DELLE PIANTE - ANGELA BORGHESI - (EDITORI LATERZA , PP 179, 16 EURO) - Marcel Proust "Non poteva che regalar camelie e metterle all'occhiello, come allora s'usava: una moda che aveva scalzato garofano e gardenia e, per lui che soffriva d'asma, quanto mai opportuna. Sto parlando del narratore - il Je della Recherche - che come l'autore, Marcel Proust, era spesso soffocato dagli attacchi del male". "Gabrielle Bonheur Chanel (1883-1971), meglio nota come Coco, portò per la prima volta in passerella abiti con broches di candide camelie di chiffon. Il modello era la Camellia japonica Alba plena, i cui petali sovrapposti possono persino averle suggerito il logo della doppia C incrociata. Divenne il simbolo della maison Chanel solo nel 1959 ma da quella prima apparizione, mai più sparì dalle sfilate del marchio".
    Marcel Proust e Coco Chanel sono solo due delle grandi figure della letteratura e della moda, tra i tanti citati dall'autrice del volume La camelia - La nazione delle piante (Editori Laterza, pp 179, 16 euro), Angela Borghesi, docente di Letteratura Italiana contemporanea all'Università di Milano Bicocca, per il loro stretto legame con il nobile fiore. Nata a Brescia nel 1959, l'autrice deve l'attenzione appassionata per il mondo floreale e animale al nonno Giulio Conforti e al maestro e ornitologo Giuliano Salvini. Una passione quella per i fiori, che ha portato Angela Borghesi a indagare il senso della presenza floreale e arborea nell'opera di Fenoglio, Zanzotto e Calvino. Infatti dal 2011 la scrittrice dirige una rubrica di botanica e letteratura, Clorofilla, sulla rivista online Doppiozero. La camelia meritava un libro. Del resto è un fiore che può stupire con corolle sontuose ed eccentriche o con la sua complessa perfezione geometrica, monocromatica o dalle screziature più bizzarre. Ma può anche incantare con un semplice e profumato giro di petali. La sua specie conta oltre 22.000 varietà. Novità travolgente nei giardini dell'Ottocento, divenne il fiore del Risorgimento nazionale, un'icona di stile che decretò fortune letterarie, di bellezza e musicali. Ma prima dei suoi fiori bellissimi in Europa sono arrivate le foglie. Quanti sanno infatti che la pianta del tè è una camelia? Prima ancora di diventare il simbolo della maison Chanel, Angela Borghesi ricorda che, "Nel 1915 Shinzo Fukuhara, figlio del fondatore Arinobu Fukuhara, divenne presidente della Shiseido, l'azienda giapponese leader mondiale della cosmesi.
    Aveva studiato arte a Parigi e molto ammirato l'Art Nouveau. Fu lui a disegnare il bozzetto del ramo della camelia in un bicchiere, con un fiore dritto e uno reclinato, simbolo dell' aspirazione e della modestia: nulla di più giapponese. L' hanatsubaki (il fiore della camelia) è tutt'ora il logo di Shiseido e della sua idea di bellezza semplice, al contempo moderna e senza tempo". Ma la camelia tocca anche il mondo del teatro e dell'opera lirica. La mitica "Sarah Bernhardt, l'attrice osannata anche da Proust, più volte tra il 1896 e il 1898 portò in scena la sua Marguerite Gautier. Lo spettacolo ebbe perfino l'affiche firmata da Alphonse Mucha, il maestro dell'art Nauveau. Pubblicato ben quarant'anni prima, nel 1848, e riproposto da lui medesimo poco dopo in versione teatrale, La Dame aux camelias continuava infatti a mietere consensi senza che nessuno dei suoi petali si sgualcisse". "La struggente, patetica figura di Marguerite Gautier è ispirata alla vicenda di Marie Duplessis, nota cortigiana della Parigi di Luigi Filippo e amante di Dumas, morta di tisi a soli 23 anni. Il nomignolo se l'era guadagnato perchè solita mostrarsi in pubblico con l'immancabile bouquet di camelie bianche che, in alcuni giorni del mese mutavano colore".
    Non c'è traccia di camelie ne La traviata di Giuseppe Verdi, ma l'autrice ricorda che il maestro le coltivava e che Giosué Carducci, amico del compositore, conosceva bene le camelie e qual era il loro ambiente favorevole, come mostra nella lirica Piemonte (1890). (ANSA).
   

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