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Carmen y Lola, coppia gitana da premio

Esce domani film debutto regista spagnola Eschevarria

Dopo un passaggio al festival MIX di Milano, dedicato alle storie Lgbt, il primo film della spagnola Arantxa Echevarria Carmen y Lola esce domani, 27 giugno nelle sale italiane grazie alla distribuzione coraggiosa di Exit Media. Le credenziali che dovrebbero portare al cinema il pubblico sono di primo livello: nonostante si tratti di un'opera prima, il film risultava tra le migliori scoperte della Quinzaine des Réalisateurs a Cannes un anno fa. Dopo sono venuti due prestigiosi Premi Goya (i David spagnoli) assegnati alla regista e all'attrice Carolina Yusta, un'uscita in moltissimi mercati mondiali, un franco successo di pubblico sia in patria che in Francia. Basterà per convincere i cinefili italiani, oppressi dalla canicola, ma incuriositi da una stagione estiva mai così ricca di anteprime di qualità? C'è da sperarlo per almeno due buone ragioni. La prima sta nella straordinaria verità del racconto che conserva un tocco lieve e fresco pur affrontando un tema delicato (anche in Spagna) come l'amore tra donne in un contesto chiuso e conservatore come la comunità gitana. La seconda è perché Arantxa Echevarria dimostra un'inattesa maturità di scelte registiche, non si appiattisce mai nello stereotipo, non racconta coi toni della favola e pian piano rovescia i rapporti di forza tra le due protagoniste facendo della timida Lola una ragazza disposta a molto per conservare la propria libertà di scelta e una guida sicura verso l'amore nei confronti dell'esuberante Carmen. Questa è una ragazza gitana piena di vita ma già promessa sposa secondo le tradizioni della comunità in cui è cresciuta e per la quale le donne debbono essere prima di tutto madri e mogli. Quando un giorno al mercato (dove i suoi hanno una bancarella di vestiti) lo sguardo di Carmen incrocia quello di Lola, si avverte che tra loro può nascere una complicità naturale che è anche libero sfogo ai desideri della giovinezza. Da qui all'attrazione e poi all'amore il passo sarà breve, ma pieno di dramma: il fidanzamento di Carmen è cancellato con grave danno per le famiglie; il padre di Lola la caccia di casa, la comunità addita le due ragazze al pubblico disprezzo e si rinserra in un orgoglioso rifiuto di comportamenti che anche la chiesa (i gitani spagnoli sono religiosissimi) condanna. Eppure niente di tutto questo basterà a incrinare un rapporto che ogni giorno diventa più appassionato e sarà proprio la solidarietà femminile a proteggere la giovane coppia. Nonostante Almodovar, nonostante una società in rapida trasformazione, per la Spagna di oggi un soggetto del genere è ancora, a suo modo, rivoluzionario, ma l'abilità della regista sta nel non prendere partito in forma militante, bensì nel mostrare (anche agli uomini) come l'amore quando è condivisione e coraggio non viva di schemi prefissati e vada chiamato amore senza ulteriori specifiche. Le due protagoniste, Rosy Rodriguez e Zaira Morales, non hanno alle spalle una carriera professionistica ma si muovono sulla colorita scena del mondo gitano con sicurezza da veterane. La cinepresa le pedina, spesso con riprese quasi documentarie, alla ricerca delle emozioni e delle incertezze di due ragazze poco più che adolescenti. E suggestiva risulta la puntuale rappresentazione di un mondo sospeso tra tradizioni antichissime (e talvolta poco comprensibili) e modernità obbligata come quello dei gitani che in Spagna sono ormai parte integrante della società. Le famiglie di Carmen e Lola sono modeste ma il cibo in tavola non manca mai e se c'è da organizzare una festa (il fidanzamento di Carmen) non si bada a spese. Eppure sotto la superficie di una solidarietà diffusa permangono antichi pregiudizi e maschilismi contro cui le due protagoniste dovranno combattere. Con coraggio Arantxa Echevarria non sceglie il finale "in rosa" da favola, né sprofonda nelle secche del melodramma: racconta invece la vita dove niente è scontato e tutto è possibile. Con un cinema semplice, quasi umile nelle scelte di regia, Carmen Y Lola indica però una prospettiva ai cineasti debuttanti: inutile rinchiudersi nell'intellettualismo da salotto, scontato appiattire la finzione ai modi del documentario. Esiste una via di mezzo che passa per l'onestà della narrazione come per la cura di scrittura e montaggio.
    Caratteristiche troppo spesso sottovalutate dal cinema italiano

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