(dell'inviata Silvia Lambertucci)
(ANSA) - VENEZIA, 24 MAG - Con la sua raffinata e complessa
struttura in equilibrio, i legni sottili e svettanti ad evocare
i tetti spioventi del profondo nord, le lame di luce che lo
attraversano, le sedute levigate nel legno, il profumo dei
gelsomini che accoglie, la cappella firmata da Norman Foster,
una delle dieci che animano il superlativo Padiglione Vaticano
curato da Francesco Dal Co, prima espressione della Santa Sede
alla Biennale architettura di Venezia (26 maggio-25 novembre)
richiama i visitatori a frotte, ad ogni ora il più gettonato,
l'architetto sorridente lì ad accogliere il pubblico di questi
giorni di anteprima, pronto a stringere mani, a spiegare,
illustrare la sua personale idea di spazio per la meditazione.
Ma nel piccolo, prezioso, parco dell'Isola di San Giorgio,
lontano dal caos di Venezia e per tanti anni chiuso al pubblico,
ad incantare è forse proprio l'intero percorso nelle tante,
diverse, accezioni di spiritualità. Suggestioni di pensiero che
improvvisamente animano il verde di questo paradiso particolare
affacciato in un angolo di pace della laguna, tra il verde giada
dell'acqua, il turchino del cielo, gli alberi delle barche a
vela del vicino porticciolo che ondeggiano molli al vento.
E se molte delle idee realizzate dagli architetti chiamati a
raccolta da Dal Co - alcuni molto conosciuti come Forster
appunto, o il portoghese Eduardo Souto de Moura, l'italiano
Francesco Cellini - incantano, stupiscono, emozionano, in
qualche caso addirittura angosciano un po' (come la raffinata
cappella con croce del Giapponese Teronobu Fujimori)
specializzato nella realizzazione di sale da thé) ce n'è
qualcuna che più di altre riesce a toccare le corde della
poesia, in una connessione felice tra anima e natura, pensiero
articolato e pura emozionalità. E' il caso della struttura
apparentemente modesta firmata dall'americano Andrew Berman,
realizzata in legno rivestito di plexiglas, il tetto a falde, di
fatto una casetta nel bosco semplice e pulita, tutta nera con
due gradini che le conferiscono un incredibile equilibrio, il
fronte monocolore spezzato solo dal legno povero di una panca,
umile, essenziale, ascetica. Ma dove basta sedersi, lo sguardo
che corre subito all'acqua e all'orizzonte lontano, per provare
la pace interiore e percepire il senso della pura poesia.
Completamente diversa l'emozione che comunica la nudità della
pietra nella costruzione firmata da Souto de Moura. Qui il
panorama non c'entra, si entra nelle viscere della pietra
fredda, incastrata a secco con un sapiente gioco di tagli. E la
meditazione lascia spazio piuttosto alla spiritualità, al senso
dell'essenziale, con il piccolo altare e la croce sottile
sottile che pare vergata a matita. Poi ci sono gli esperimenti
più estrosi, la panca - croce in acciaio "mirror finish" ideata
dalla brasiliana Carla Juacaba con la luce che gioca sulla
finitura specchiata e a seconda dei momenti del giorno fa
apparire o scomparire il simbolo religioso. Oppure l'ardita,
felice, invenzione, dell'australiano Sean Godsell che ha
ricreato l'idea di cappella partendo da un container rovesciato
e sospeso, l'interno dorato a richiamare la luce che scende
dall'alto e un geniale meccanismo di aperture. Cellini ha optato
per una struttura pulita e minimale, interamente ricoperta di
ceramica, bianca e lucida all'interno asettica come una cucina
di grido, nero ardesia all'esterno. Gli spagnoli Eva Prats e
Ricardo Flores hanno preferito la muratura a colore e raccontano
di aver scelto apposta dove collocarsi, ai bordi del bosco,
un'apertura circolare ad est per raccogliere la luce del
mattino. Un discorso a parte riguarda il padiglione
introduttivo, quello che ospita la mostra di disegni di Gunnar
Asplund, l'architetto da cui tutto è partito, autore nel 1920 di
una poetica e celebratissima Cappella nel bosco a Stoccolma.
Progettata da Francesco Magnani e Traudy Pelzel, nasce come un
piccolo museo, ma di fatto, con la sua struttura raffinata tutta
coperta di legni scuri, tagliati con sapienza ad evocare la
copertura della costruzione di Asplund, il gioco di schermi che
all'interno ricrea la suggestione della luce spiovente, anche
questo piccolo edificio (ogni cappella occupa uno spazio di
circa 11 metri quadri) scrigno per i meravigliosi disegni
dell'architetto svedese, è un bel posto dove sentirsi in pace. E
sarebbe bello se queste costruzioni, pensate per durare il tempo
della Biennale, potessero invece rimanere li a San Giorgio,
rendendo ancora più suggestivo quell'incantevole, magico bosco
sull'acqua.(ANSA).