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>ANSA-FOCUS/ Domus Aurea: meraviglia che Nerone abitò pochi anni

Costruita nel 64 d.C. fu seppellita nel 104

(di Silvia Lambertucci) (ANSA) - ROMA, 24 OTT - Grandi padiglioni, meravigliosi giardini con animali di ogni tipo, orti, persino un lago artificiale, scavato lì dove oggi sorge il Colosseo. Fatta costruire in tempi rapidissimi dall'imperatore Nerone che la commissionò ai due architetti Severo e Celere (nomi forse non casuali) subito dopo il clamoroso incendio del 64 d.C e di fatto goduta pochissimo, visto che venne interrata da Traiano nel 104 d.C, quindi quarant'anni dopo, la Domus Aurea non era un unico grande palazzo bensì una stupefacente villa sul tipo di quelle che si erigevano fuori dalla città, con caratteristiche di paesaggio tipiche di quelle marittime, che per la prima volta venivano inserite all'interno del tessuto urbano.
    Di fatto una costruzione immensa, visto che si estendeva su un'area di 80 ettari intorno a quella che oggi è la piazza del Colosseo. Tutto intorno i colli, sui quali in parte la villa poggiava. E nel portico che era l'ingresso principale della residenza una colossale stata del dio Sole che aveva però il volto dell'imperatore. Nerone l'aveva fatta realizzare in bronzo da uno scultore di Rodi e l'aveva voluta alta 36 metri.
    La parte riservata alle stanze dell'imperatore si trovava, secondo quanto hanno ricostruito gli storici, sul Palatino. E di fatto è andata perduta, anche se nel 2009 un ritrovamento nella zona di Vigna Barberini ha riportato alla luce una struttura neroniana che è stata identificata come la possibile "coenatio rotunda", ovvero la mitica sala da pranzo della villa di cui parla Svetonio nella sua Vita dei dodici Cesari, l'ambiente favoloso che girava di giorno e notte imitando il movimento della terra, per godere di un panorama mozzafiato dall'alto del Palatino, sulla valle del Colosseo, quando ancora era invasa dal grande lago. La parte della Domus che ci è arrivata, salvata proprio grazie alla damnatio memoriae di Traiano che la interrò per costruirci sopra le sue Terme e oggi ricoperta dal giardino di Colle Oppio, sembra fosse invece quasi esclusivamente dedicata a passeggiate, eventi, feste, tanto che non sono state trovate latrine né cucine e che gli ambienti non erano dotati di impianto di riscaldamento. Era comunque grandissima, visto che a tutt'oggi ha un'estensione (comprese le gallerie traianee) di 16 mila metri quadrati, l'equivalente di tre campi di calcio. Oggi quello che resta si articola in 150 stanze per una lunghezza totale di circa 250 metri e con una profondità che varia da un minimo di 30 ad un massimo di 60 metri. Poi ci sono le decorazioni, gli affreschi, gli stucchi che si estendono per 30 mila metri quadrati, in pratica una superficie trenta volte più grande della Cappella Sistina. Il sole invadeva soprattutto gli ambienti meridionali del padiglione , ma anche all'interno la luce penetrava nelle stanze attraverso peristili e cortili , oltre che da finestre aperte sulle pareti e sulle volte. E la luce si rifletteva sui marmi, che ricoprivano le pareti e i pavimenti di molti ambienti. Senza contare il mobilio, le statue, gli arazzi. Svetonio la descrive come una vera reggia da mille e una notte, con interni mozzafiato dove ''tutto era ricoperto d'oro e rivestito di pietre preziose e di conchiglie e di perle; i soffitti delle sale da pranzo erano fatti di tavolette d'avorio mobili e percorsi da tubazioni, per poter lanciare sui commensali fiori oppure profumi". I marmi non ci sono più, impiegati per lo più da Traiano per le terme.
    Affreschi e stucchi però rimangono. E a restauri finiti, quando i colori saranno stati liberati dalla pellicola di sali che li ricopre, ci sarà da rimanere a bocca aperta. (ANSA).
   

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