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Sorrentino, la cittadinanza di Roma è grande bellezza

Il regista scherza, dopo Roosevelt e Napolitano che ci faccio qui?

(ANSA) - ROMA, 14 MAR - Per Paolo Sorrentino la cittadinanza onoraria di Roma, ricevuta oggi in Campidoglio, è una forma di "grande bellezza". Lo ha detto sorridente il regista al termine della cerimonia all'aula Giulio Cesare nella quale il sindaco Ignazio Marino gli ha consegnato la pergamena e la riproduzione della Lupa di Roma come simboli della città. Sorrentino, in completo grigio e cravatta rossa, nel suo discorso di ringraziamento, stavolta scritto su un foglietto a differenza degli Oscar, ha alternato momenti di humour, autoironia e riflessioni. "Ieri sera, tormentato dall'ansia, ho commesso l'imperdonabile errore di farmi mandare la lista di chi ha ricevuto la cittadinanza romana prima di me - ha esordito -.
    Tra gli altri ci sono Manzoni, Roosevelt, Sandro Pertini, Rita Levi Montalcini fino ad arrivare a Giorgio Napolitano. E allora mi è venuto spontaneo in mente il titolo di un libro che non ho letto: 'Che ci faccio qui?', di Bruce Chatwin". Poi, continuando sulla linea di un umorismo inedito per lui, almeno nelle cerimonie, ha aggiunto: "Mi viene naturale ringraziare prima di tutto quei consiglieri che avevano dissentito con la decisione di darmi la cittadinanza di Roma, nessuno più di me più può comprenderli. Io al loro posto avrei fatto la stessa cosa. Ringrazio però anche chi, assieme al sindaco, ha contribuito a darmi questa onorificenza: anche se hanno sbagliato, come diceva Carmelo Bene, sbagliando si insegna, non si impara, perché se fosse vero che sbagliando si impara le partite di calcio finirebbero tutte zero a zero e Roma sarebbe uguale a Helsinki". Per Sorrentino, tutti noi "siamo una sequenza di sbagli ed errori, ma se il nostro sguardo fosse onesto e limpido potremmo capire che nello sbaglio risiede anche il meraviglioso". L'arte, ha ribadito, "mettendo in scena lo stupore e l'errore, regala il sollievo, mentre nella realtà non serve sollievo ma medici che curano e cose che funzionano". Il regista ha anche sottolineato l'importanza della comprensione reciproca, senza puntare continuamente il dito, e ha dato come immagine di ideale concordia che servirebbe tra le persone proprio quella della nave al largo dell'Isola del Giglio "che si raddrizza e si rimette in viaggio". Venendo poi al suo ritratto di Roma, è tornato alla leggerezza, ricordando alcune immagini che lo hanno colpito, dalla soubrette settantenne vestita da punk che ad una festa ha chiesto una sedia perché gli stivaletti con le borchie le facevano male, al politico che non riusciva ad uscire davanti al ristorante dalla sua auto blindata, perché le portiere erano bloccate: "Ad un ricevimento ho scambiato Gina Lollobrigida per Silvana Pampanini, lei elegantemente non mi ha detto nulla, ma poi non mi ha rivolto la parola per tutta la serata. Ho visto funzionari televisivi offrire tartine al salmone a soubrette dell'est pensando di avere in cambio chissà cosa ed ho incontrato qualche mese prima che morisse Alberto Sordi, con gli occhi lucidi e lo sguardo nel vuoto, forse al passato. Vivere a Roma, come diceva Ennio Flaiano, è un modo di perdere la vita ma secondo me è una bellissima forma di congedo". Per il regista "è importante comunque continuare a non rinunciare agli attimi di felicità commovente e stupefacente che Roma sa regalare e che per me si chiamano proprio concordia e bellezza". Sorrentino ha anche detto di sentirsi lusingato da napoletano ad aver avuto la cittadinanza di Roma: "Sono due città che amo molto e che hanno molto in comune, anche perché evocano un'idea perenne di vivacità". Prima dell'introduzione all'onorificenza, fatta da Ignazio Marino, ha preso la parola anche Carlo Verdone, ricordando come Sorrentino ci abbia regalato con il film "una devozione, uno stupore e una passione per Roma che non vedevamo da tempo e per questo lo fanno diventare un nostro illustre cittadino", ed ha concluso, anche lui con humour, trasformandosi brevemente in uno dei suoi personaggi più famosi, il politico in comizio, ed abbracciando il suo regista. Tra gli altri, ad applaudire Sorrentino, c'erano l'amministratore delegato di Medusa, Giampaolo Letta, i produttori del film, Nicola Giuliano e Francesca Cima, e tra gli interpreti, Roberto Herlitzka e Carlo Buccirosso, e il direttore generale per il cinema del ministero dei Beni Culturali, Nicola Borrelli. (ANSA).
   

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