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Lo statuto del Pd, le procedure per il Congresso

Lo statuto del Pd, le procedure per il Congresso

I casi in cui si possono concretizzare dimissioni segretario

31 gennaio 2017, 10:33

Giovanni Innamorati

ANSACheck

D 'Alema e Renzi - RIPRODUZIONE RISERVATA

D 'Alema e Renzi - RIPRODUZIONE RISERVATA
D 'Alema e Renzi - RIPRODUZIONE RISERVATA

Occorrerebbero le dimissioni di Matteo Renzi da segretario del Pd, o una sfiducia nei suoi confronti da parte dell'Assemblea nazionale, per aprire sin da subito il Congresso, come chiedono Michele Emiliano e la minoranza interna Dem. E' quanto emerge dalla lettura dello Statuto del partito, approvato nel 2009 e modificato in alcuni suoi punti nel 2015. I testi possono essere consultati sul sito del partito.
Secondo lo Statuto del Pd (art 5) il Congresso e le primarie si svolgono ogni quattro anni, il che implica che il prossimo dovrebbe tenersi in autunno, dato che il precedente ha avuto luogo tra settembre e dicembre 2013. L'articolo 5 comma 2 stabilisce che "il Presidente dell'Assemblea nazionale (ora Matteo Orfini) indice l'elezione dell'Assemblea e del Segretario nazionale sei mesi prima della scadenza del mandato del Segretario in carica". Quindi l'indizione potrebbe avvenire l'8 giugno. In ogni caso, durante la fase congressuale e fino all'elezione del nuovo segretario, quello in carica ha i pieni poteri.

Tuttavia lo stesso Statuto prevede diversi casi in cui il Congresso e le primarie possono essere anticipate.
Il primo caso è rappresentato dalle dimissioni del Segretario, contemplate dall'articolo 3 comma 2, cosa avvenuta per i primi due segretari Dem, Veltroni e Bersani, anche se il secondo si è dimesso solo con qualche mese in anticipo rispetto alla scadenza naturale.

Il secondo caso è rappresentato dalla "sfiducia" da parte dell'Assemblea nazionale al segretario, contemplata dall'articolo 4 comma 7 dello Statuto. Per sfiduciare il segretario in Assemblea - ammesso che la minoranza tenti questa mossa - occorre quindi far convocare l'Assemblea stessa, il che richiede la presentazione delle firme di un quinto dei componenti, vale a dire 200, visto che il "parlamentino" del Pd ha 1.000 membri.
Un altra via, forse meno traumatica sono ancora le dimissioni del Segretario "per un dissenso motivato verso deliberazioni approvate dall'Assemblea o dalla Direzione nazionale". E' il caso in cui, per esempio L'Assemblea o la Direzione, dovessero giungere al voto di una mozione che chiede l'anticipo del congresso o che impegna il segretario a fare qualcosa su cui egli non è d'accordo, inducendolo a dimettersi.

Per esempio potrebbe essere votata una mozione che chiede di concludere la legislatura. Nel caso di dimissioni del segretario, o per sua iniziativa o per dissenso da un deliberato dell'Assemblea, quest'ultima potrebbe anche non procedere a convocare immediatamente il congresso, ma potrebbe nominare un segretario che concluda il mandato del suo predecessore in vista del Congresso. E' quanto avvenuto nel 2013, quando, dopo le dimissioni di Bersani, l'assemblea nominò Guglielmo Epifani in primavera, che preparò il Congresso e le primarie, che si svolsero rispettivamente in autunno e l'8 dicembre. 

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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