Figlia di una famiglia di emigranti molisani, Lucia Ottobrini, non ancora ventenne inizia la sua attività di partigiana a Roma al fianco di quello che diventerà poi suo marito, Mario Fiorentini, nel gruppo di azione patriottica Gramsci.
Alsaziana, l'infanzia passata con la sua numerosa famiglia, nella cittadina di Mulhouse fino al 1939 quando torna in Italia. Parla francese e tedesco e usa questa sua conoscenza per le azioni partigiane. Per questo, racconta il marito, "era la gappista più odiata da Kappler che cercava per tutta Roma la partigiana Maria (questo il suo nome di battaglia ndr.)". La scelta di entrare nei gap è dovuta anche all'incontro con Fiorentini. ""Quando mia madre ha saputo che ero contro i tedeschi mi ha picchiata e mi ha buttata fuori di casa. Lavorava in un ospedale per i tedeschi. Amava gli alsaziani".
Lucia partecipa a numerose azioni e lavora con Fiorentini all'attacco di via Rasella. "Uno dei nostri rimpianti - racconterà poi in proposito a un giornale francese - fu di non aver saputo trasformare il dolore lancinante del popolo dopo il massacro delle Fosse Ardeatine in uno slancio di rivolta verso coloro che furono i veri responsabili".
Più schiva del marito torna indietro con la mente con dolore al periodo della Resistenza. "Non amo ricordare queste storie - sottolinea - perchè sono troppo brutte, mi fanno ancora male". E ancora: "Per me quel periodo è stata la parte più brutta della mia vita. La guerra è morte, per l'uno e per l'altro. Io - dice ancora - tutto sommato sono stata fortunata perchè dovunque sono stata ho trovato sempre bravissima gente. E' da non credere".
Il giorno della Liberazione era a Roma. La libertà per lei equivale all'onestà. "La libertà? - scandice - Bisogna essere onesti. Non si può vivere nel contrario delle cose. Assolutamente no. Bisogna lottare per le cose giuste. Non si può farlo o perchè si è pagati o per una cosa o per l'altra. Bisogna essere onesti".